TY - GEN
T1 - Wirtschaft und deren Verweigerumg: Klara von Assisi und das privilegium paupertatis
AU - Alberzoni, Maria Pia
PY - 2022
Y1 - 2022
N2 - [Ita:]Ogni tentativo di riforma religiosa si esprime in precise scelte di carattere economico, come mostrano le esperienze dei Cisterciensi e di Francesco d’Assisi: la rinuncia all’economia fondiaria come pure a quella monetaria rivelano in entrambi i casi il desiderio di ispirarsi al modello evangelico e della Chiesa primitiva. Anche il numerus clausus nei monasteri come pure la clausura sono strettamente legate all’economia praticata da una comunità religiosa.
La scelta di Chiara di vivere secondo il Vangelo è solitamente associata al privilegium paupertatis, un documento concesso a lei e alla sua comunità da Gregorio IX il 17 settembre 1228.
Le motivazioni della richiesta di tale atto vanno cercate in primo luogo nella storia del cosiddetto francescanesimo femminile, entro il quale è possibile individuare almeno due componenti: da una parte le sorores minores, vale a dire le religiose che collaboravano con i fratres minores nel servizio ai poveri e ai malati negli ospizi posti al di fuori, ma non distante dalle città, tra le quali si collocavano, oltre alla comunità di S. Damiano di Assisi, quelle di Foligno e di Spello.
Dall’altra il gruppo di monasteri fondati dal cardinale Ugo d’Ostia a partire dal 1218, che furono invitati a seguire la forma vitae da lui composta assieme alla regola di Benedetto. Fin dal 1220, inoltre, il cardinale cercò di convincere Chiara ad aderire con la sua comunità al nuovo monachesimo papale da lui avviato, che dagli anni Trenta del XIII sec. fu chiamato Ordo di S. Damiani. Dopo la morte di Francesco e l’elezione del cardinale Ugo a papa con il nome di Gregorio IX, Chiara accettò la sua volontà, ma in cambio ottenne un documento che, in qualche modo, le consentiva di non essere in tutto assimilata al monachesimo „papale“.
Grazie ai recenti studi di Michael Blastic, è possibile stabilire che le due forme di “francescanesimo” femminile si differenziavano anche per la diversa concezione della povertà: per Francesco e Chiara la scelta di povertà era un’esperienza esistenziale e significava l’immedesimarsi con la vita di Cristo: era definita sanctissima paupertas e non era premessa alle nozze celesti, era già in sé una scelta nuziale. Gregorio IX e i teologi del suo tempo – soprattutto coloro che si erano formati nelle scuole di Parigi, tra i quali viene qui considerato il maestro generale dei frati Predicatori Giordano di Sassonia – vedevano invece nella povertà una virtù cui tendere, una forma di ascesi finalizzata al conseguimento della ricompensa eterna (altissima paupertas).
Con il privilegium paupertatis Gregorio IX cercò di piegare la concezione di Chiara all’interpretazione ascetica della povertà, mentre Chiara, che pure non era d’accordo con il papa circa l’interpretazione della povertà, considerò fondamentale il documento per provare la sua posizione defilata rispetto all’Ordine papale. Il privilegium paupertatis le concedeva di non essere costretta ad accettare donazioni, ma non vietava l’uso del denaro, soprattutto se impiegato per i poveri. La concezione ascetica della povertà nei monasteri direttamente soggetti alla Chiesa romana, conferendo alla povertà un carattere ascetico, di virtù difficile da praticare, rendeva invece impossibile un confronto con la vita sociale ed economica.
Se da una parte i nuovi monasteri “papali”, denominati Ordo Sancti Damiani dovettero affidarsi a intermediari o ad amici spirituali per partecipare alla vita sociale, dall’altra un documento del 1217 testimonia che Chiara e sorelle acquistarono con una discreta somma di denaro un terreno a Foligno, sul quale sorse una casa definita ecclesia de Salvetate, probabilmente un ospizio per i poveri e i malati. Chiara e le sorores minores non negavano dunque l’economia dei loro tempi. Fu invece la stretta clausura imposta dal papato a segnare la totale separazione dalla vita sociale ed economica delle monache. A tale
[Ger:]Jeder Versuch einer monastischen Reform äußert sich auch in klaren Entscheidungen ökonomischer Natur, wie die Erfahrungen der Zisterzienser und des heiligen Franziskus von Assisi zeigen: der Verzicht auf grundherrliche Wirtschaftsformen wie auch auf Geldwirtschaft offenbaren beide den Wunsch, sich vom Modell des Evangeliums und der Urkirche inspirieren zu lassen. Auch der numerus clausus bei den Klöstern wie auch die strenge Klausurierung sind eng verbunden mit der Art der Wirtschaftsführung einer religiösen Gemeinschaft.
Die Entscheidung Klaras, nach dem Evangelium zu leben, wird gewöhnlich mit dem privilegium paupertatis in Verbindung gebracht, einem Dokument, das ihr und ihrer Gemeinschaft am 17. September 1228 von Gregor IX. zugestanden wurde.
Die Gründe, weshalb ein solche Urkunde erbeten wurde, sind in erster Linie in der Geschichte des sogenannten weiblichen Franziskanertums zu suchen. In ihm sind wenigstens zwei Komponenten zu erkennen: auf der einen Seite gibt es die sorores minores, das heißt die Schwestern, die mit den fratres minores im Dienst an den Armen und Kranken standen und mit ihnen in den Hospizen, die außerhalb der Stadt, aber nicht weit von ihr entfernt lagen, zusammenarbeiteten. Darunter befanden sich neben der Gemeinschaft von San Damiano in Assisi auch die von Foligno und von Spello.
Auf der anderen Seite befinden sich die Klöster, die seit 1218 von Kardinal Hugo von Ostia gegründet worden waren und ihr Leben nach der forma vitae, die von ihm verfasst worden war, wie auch nach der Benediktregel ausrichten sollten. Seit 1220 versuchte der Kardinal außerdem, Klara mit ihrer Gemeinschaft für das neue päpstliche Klosterwesen zu gewinnen, dem er die Richtung vorgab. Seit den dreißiger Jahren des 13. Jahrhunderts wurde diese Gruppe von Klöstern dann auch Ordo Sancti Damiani genannt.
Nach dem Tod von Franziskus und der Wahl des Kardinals Hugo zum Papst mit Namen Gregor IX., ging Klara auf seinen Wunsch ein, erlangte aber im Gegenzug ein Dokument, das ihr gewissermaßen die Möglichkeit gab, nicht in allen Punkten dem „päpstlichen“ Klosterwesen assimiliert zu werden.
Die beiden Formen des „Franziskanertums“ unterschieden sich auch in ihrer Armutsauffassung: für Franziskus und Klara war die Entscheidung für die Armut eine existentielle Erfahrung und bedeutete die volle Identifikation mit dem Leben Christi: sie wurde verstanden als sanctissima paupertas und als solche war sie nicht Vorbedingung für die himmlische Hochzeitsfeier, sondern hatte bereits in sich eine hochzeitliche Entscheidung. Gregor IX. und die Theologen seiner Zeit sahen hingegen in der Armut eine Tugend, nach der man zu streben hatte, eine Form der Askese mit dem erklärten Ziel, dafür den ewigen Lohn zu erhalten (altissima paupertas).
Mit dem privilegium paupertatis suchte Gregor IX. die Konzeption von Klara zu einer aszetischen Interpretation der Armut umzubiegen, während Klara, die mit dem Papst hinsichtlich der Deutung der Armut freilich nicht einverstanden war, dieses Dokument deshalb als grundlegend ansah, weil sie damit ihre vom päpstlichen Orden (von San Damiano) abweichende Position herausstellen konnte. Das privilegium paupertatis machte ihr das Zugeständnis, keine Schenkungen annehmen zu müssen, aber es verbot nicht den Umgang mit Geld, insbesondere wenn es für die Armen verwendet wurde. Die asketische Konzeption der Armut in den Klöstern, die direkt der römischen Kirche unterstellt waren, die der Armut einen aszetischen Zug gab und sie so zu einer schwer erreichbaren Tugend erhob, hingegen machte einen direkten Kontakt mit dem Gesellschafts- und Wirtschaftsleben unmöglich.
Während auf der einen Seite die neuen „päpstlichen“ Klöster sich auf Unterhändler oder geistliche Freunde verlassen mussten, um am gesellschaftlichen Leben teilnehmen zu können, bezeugt auf der anderen Seite ein Dokument aus dem Jahr 1217, dass Klara und ihre Schwestern mit einer recht ansehnlichen Geldsumme e
AB - [Ita:]Ogni tentativo di riforma religiosa si esprime in precise scelte di carattere economico, come mostrano le esperienze dei Cisterciensi e di Francesco d’Assisi: la rinuncia all’economia fondiaria come pure a quella monetaria rivelano in entrambi i casi il desiderio di ispirarsi al modello evangelico e della Chiesa primitiva. Anche il numerus clausus nei monasteri come pure la clausura sono strettamente legate all’economia praticata da una comunità religiosa.
La scelta di Chiara di vivere secondo il Vangelo è solitamente associata al privilegium paupertatis, un documento concesso a lei e alla sua comunità da Gregorio IX il 17 settembre 1228.
Le motivazioni della richiesta di tale atto vanno cercate in primo luogo nella storia del cosiddetto francescanesimo femminile, entro il quale è possibile individuare almeno due componenti: da una parte le sorores minores, vale a dire le religiose che collaboravano con i fratres minores nel servizio ai poveri e ai malati negli ospizi posti al di fuori, ma non distante dalle città, tra le quali si collocavano, oltre alla comunità di S. Damiano di Assisi, quelle di Foligno e di Spello.
Dall’altra il gruppo di monasteri fondati dal cardinale Ugo d’Ostia a partire dal 1218, che furono invitati a seguire la forma vitae da lui composta assieme alla regola di Benedetto. Fin dal 1220, inoltre, il cardinale cercò di convincere Chiara ad aderire con la sua comunità al nuovo monachesimo papale da lui avviato, che dagli anni Trenta del XIII sec. fu chiamato Ordo di S. Damiani. Dopo la morte di Francesco e l’elezione del cardinale Ugo a papa con il nome di Gregorio IX, Chiara accettò la sua volontà, ma in cambio ottenne un documento che, in qualche modo, le consentiva di non essere in tutto assimilata al monachesimo „papale“.
Grazie ai recenti studi di Michael Blastic, è possibile stabilire che le due forme di “francescanesimo” femminile si differenziavano anche per la diversa concezione della povertà: per Francesco e Chiara la scelta di povertà era un’esperienza esistenziale e significava l’immedesimarsi con la vita di Cristo: era definita sanctissima paupertas e non era premessa alle nozze celesti, era già in sé una scelta nuziale. Gregorio IX e i teologi del suo tempo – soprattutto coloro che si erano formati nelle scuole di Parigi, tra i quali viene qui considerato il maestro generale dei frati Predicatori Giordano di Sassonia – vedevano invece nella povertà una virtù cui tendere, una forma di ascesi finalizzata al conseguimento della ricompensa eterna (altissima paupertas).
Con il privilegium paupertatis Gregorio IX cercò di piegare la concezione di Chiara all’interpretazione ascetica della povertà, mentre Chiara, che pure non era d’accordo con il papa circa l’interpretazione della povertà, considerò fondamentale il documento per provare la sua posizione defilata rispetto all’Ordine papale. Il privilegium paupertatis le concedeva di non essere costretta ad accettare donazioni, ma non vietava l’uso del denaro, soprattutto se impiegato per i poveri. La concezione ascetica della povertà nei monasteri direttamente soggetti alla Chiesa romana, conferendo alla povertà un carattere ascetico, di virtù difficile da praticare, rendeva invece impossibile un confronto con la vita sociale ed economica.
Se da una parte i nuovi monasteri “papali”, denominati Ordo Sancti Damiani dovettero affidarsi a intermediari o ad amici spirituali per partecipare alla vita sociale, dall’altra un documento del 1217 testimonia che Chiara e sorelle acquistarono con una discreta somma di denaro un terreno a Foligno, sul quale sorse una casa definita ecclesia de Salvetate, probabilmente un ospizio per i poveri e i malati. Chiara e le sorores minores non negavano dunque l’economia dei loro tempi. Fu invece la stretta clausura imposta dal papato a segnare la totale separazione dalla vita sociale ed economica delle monache. A tale
[Ger:]Jeder Versuch einer monastischen Reform äußert sich auch in klaren Entscheidungen ökonomischer Natur, wie die Erfahrungen der Zisterzienser und des heiligen Franziskus von Assisi zeigen: der Verzicht auf grundherrliche Wirtschaftsformen wie auch auf Geldwirtschaft offenbaren beide den Wunsch, sich vom Modell des Evangeliums und der Urkirche inspirieren zu lassen. Auch der numerus clausus bei den Klöstern wie auch die strenge Klausurierung sind eng verbunden mit der Art der Wirtschaftsführung einer religiösen Gemeinschaft.
Die Entscheidung Klaras, nach dem Evangelium zu leben, wird gewöhnlich mit dem privilegium paupertatis in Verbindung gebracht, einem Dokument, das ihr und ihrer Gemeinschaft am 17. September 1228 von Gregor IX. zugestanden wurde.
Die Gründe, weshalb ein solche Urkunde erbeten wurde, sind in erster Linie in der Geschichte des sogenannten weiblichen Franziskanertums zu suchen. In ihm sind wenigstens zwei Komponenten zu erkennen: auf der einen Seite gibt es die sorores minores, das heißt die Schwestern, die mit den fratres minores im Dienst an den Armen und Kranken standen und mit ihnen in den Hospizen, die außerhalb der Stadt, aber nicht weit von ihr entfernt lagen, zusammenarbeiteten. Darunter befanden sich neben der Gemeinschaft von San Damiano in Assisi auch die von Foligno und von Spello.
Auf der anderen Seite befinden sich die Klöster, die seit 1218 von Kardinal Hugo von Ostia gegründet worden waren und ihr Leben nach der forma vitae, die von ihm verfasst worden war, wie auch nach der Benediktregel ausrichten sollten. Seit 1220 versuchte der Kardinal außerdem, Klara mit ihrer Gemeinschaft für das neue päpstliche Klosterwesen zu gewinnen, dem er die Richtung vorgab. Seit den dreißiger Jahren des 13. Jahrhunderts wurde diese Gruppe von Klöstern dann auch Ordo Sancti Damiani genannt.
Nach dem Tod von Franziskus und der Wahl des Kardinals Hugo zum Papst mit Namen Gregor IX., ging Klara auf seinen Wunsch ein, erlangte aber im Gegenzug ein Dokument, das ihr gewissermaßen die Möglichkeit gab, nicht in allen Punkten dem „päpstlichen“ Klosterwesen assimiliert zu werden.
Die beiden Formen des „Franziskanertums“ unterschieden sich auch in ihrer Armutsauffassung: für Franziskus und Klara war die Entscheidung für die Armut eine existentielle Erfahrung und bedeutete die volle Identifikation mit dem Leben Christi: sie wurde verstanden als sanctissima paupertas und als solche war sie nicht Vorbedingung für die himmlische Hochzeitsfeier, sondern hatte bereits in sich eine hochzeitliche Entscheidung. Gregor IX. und die Theologen seiner Zeit sahen hingegen in der Armut eine Tugend, nach der man zu streben hatte, eine Form der Askese mit dem erklärten Ziel, dafür den ewigen Lohn zu erhalten (altissima paupertas).
Mit dem privilegium paupertatis suchte Gregor IX. die Konzeption von Klara zu einer aszetischen Interpretation der Armut umzubiegen, während Klara, die mit dem Papst hinsichtlich der Deutung der Armut freilich nicht einverstanden war, dieses Dokument deshalb als grundlegend ansah, weil sie damit ihre vom päpstlichen Orden (von San Damiano) abweichende Position herausstellen konnte. Das privilegium paupertatis machte ihr das Zugeständnis, keine Schenkungen annehmen zu müssen, aber es verbot nicht den Umgang mit Geld, insbesondere wenn es für die Armen verwendet wurde. Die asketische Konzeption der Armut in den Klöstern, die direkt der römischen Kirche unterstellt waren, die der Armut einen aszetischen Zug gab und sie so zu einer schwer erreichbaren Tugend erhob, hingegen machte einen direkten Kontakt mit dem Gesellschafts- und Wirtschaftsleben unmöglich.
Während auf der einen Seite die neuen „päpstlichen“ Klöster sich auf Unterhändler oder geistliche Freunde verlassen mussten, um am gesellschaftlichen Leben teilnehmen zu können, bezeugt auf der anderen Seite ein Dokument aus dem Jahr 1217, dass Klara und ihre Schwestern mit einer recht ansehnlichen Geldsumme e
KW - Chiara d'Assisi
KW - Clare of Assisi
KW - Enclosure
KW - Gregorio IX
KW - Gregory IX
KW - Privilegium paupertatis
KW - clausura
KW - female monasticism
KW - monachesimo femminile
KW - Chiara d'Assisi
KW - Clare of Assisi
KW - Enclosure
KW - Gregorio IX
KW - Gregory IX
KW - Privilegium paupertatis
KW - clausura
KW - female monasticism
KW - monachesimo femminile
UR - http://hdl.handle.net/10807/222938
M3 - Contributo a convegno
SN - 978-3-7995-6891-3
VL - vol. 91
T3 - Vorträge und Forschungen
SP - 309
EP - 336
BT - Zwischen Klausur und Welt. Autonomie und Interaktion spätmittelalterlicher geistlicher Frauengemeinschaften
T2 - Zwischen Klausur und Welt. Autonomie und Interaktion spätmittelalterlicher geistlicher Frauengemeinschaften (Herbsttagung des Konstanzer Arbeitskreises)
Y2 - 10 October 2017 through 13 October 2017
ER -