Abstract
[Ita:]La pubblica prostituzione conobbe un’ampia diffusione nei secoli centrali
del medioevo. Essa era legata essenzialmente allo sviluppo dei centri
urbani e risultava frutto, in modo primario, della precarietà e dell’indigenza in cui vivevano i gruppi sociali più bassi all’interno del mondo cittadino. Una mentalità diffusa e radicata o considerava il fenomeno moralmente offensivo, teologicamente ripugnante e degno di essere represso o lo tollerava, ritenendolo un male minore, per salvaguardare la stabilità sociale. Di contro le vicende di Pietro l’Eremita, Vitale di Savigny e Enrico di Losanna, a cui possiamo per certi versi accostare anche quella di Roberto di Arbrissel, attestano come in un area geografica ben delimitata, la Francia
settentrionale, in un arco temporale di pochi decenni a cavallo tra XI e XII
secolo, esperienze religiose di stampo eremitico e caratterizzate dalla predicazione itinerante, si dedicarono alla conversione, ma anche alla cura materiale delle prostitute che desideravano abbandonare il loro stato, spesso mediante il vincolo matrimoniale. Come attestato dalle opere di Ivo di Chartres, tali pratiche non rimasero confinate a singoli esempi e personalità, ma probabilmente influenzarono e furono influenzate dalla scienza canonistica
post-gregoriana, sulla scorta delle riflessioni intorno ai fondamenti
del legame coniugale, che si svilupparono proprio in quel periodo.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] A prostitute in the family. A space of redemption for public prostitutes between the eleventh and twelfth centuries |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 391-405 |
Numero di pagine | 15 |
Rivista | RIVISTA DI STORIA DEL CRISTIANESIMO |
Volume | 7 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2010 |
Keywords
- Ivo di Chartres
- Ivo of Chartres
- Prostitution
- Prostituzione
- Robert of Arbrissel
- Roberto di Arbrissel
- Space
- Spazio