Abstract
[Ita:]La pandemia ha agito su di noi come un recipiente che, mentre impedisce al liquido che contiene di fluire, contemporaneamente finisce per dargli una forma effettiva e riconoscibile – per quel tanto che la liquidità possa essere assunta come metafora di quella che dovrebbe restare, anche di fronte alla crescente capacità smaterializzante della tecnologia, la sostanza della physis umana.
Come sempre accade, ciò che entra in contatto prolungato con la nostra umanità tende inevitabilmente a diventare una condizione della nostra esistenza, anche quando si presenta come impedimento o ostacolo.
Insomma, quella dell’arresto è solo un’impressione che nasconde un vivere di cui occorre diventare consapevoli, in modo da non trasformare ciò che abbiamo subito passivamente a causa del virus in qualcosa di attivamente scelto, se non altro per ripetizione, comodità, inerzia e abitudine.
Da qui l’esigenza – emersa in tanti modi ma sempre implicitamente – di pensare e delineare un’etica della sovranità pandemica al crocevia di una coppia di parole, spesso proposta come se costituisse un corpo unico, ma che filosoficamente ha invece bisogno di essere spezzata: emergenza ed eccezione.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Between arrest, emergency and exception. Lines for an ethics of pandemic sovereignty |
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Lingua originale | Italian |
Titolo della pubblicazione ospite | Vulnus. Persone nella pandemia |
Editor | A Pessina |
Pagine | 41-58 |
Numero di pagine | 18 |
Volume | 2022 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2022 |
Keywords
- eccezione
- emergenza
- pandemia
- sovranità