Abstract
[Ita:]L’annuncio del ritiro delle forze statunitensi schierate in Siria, sebbene ridimensionato dalle stesse autorità USA nei giorni immediatamente seguenti, ha innescato una reazione a catena le cui conseguenze non sono ancora del tutto chiare. L’intervento militare turco nei territori di confine già controllati delle SDF e il successivo intervento diplomatico russo che ha portato alla firma degli accordi di Sochi hanno determinato uno stato di fatto che marginalizza il ruolo statunitense e che mette in luce la debolezza della posizione occidentale. La decisione dell’amministrazione è stata fortemente criticata a Washington, anche da parte di figure normalmente vicine al Presidente, per le ricadute che essa rischia di avere anche in teatri diversi da quello siriano. Ciò concorre in parte a spiegare il successivo apparente cambio di rotta. I termini di tale cambio di rotta appaiono, però, ancora poco chiari, così come poco chiara appare la posizione dell’Alleanza Atlantica. All’interno della NATO, la politica di Ankara solleva diverse perplessità, legate non solo alla recente iniziativa siriana. D’altra parte, anche nel corso degli ultimi vertici, i membri dell’Alleanza sembrano avere fatto fatica a trovare una linea comune e nemmeno la decisione presa nel vertice dei ministri della difesa dello scorso 24 ottobre di prorogare l’assistenza concessa alla Turchia per la difesa del suo spazio aereo appare indice di un vero consenso. Le tensioni che esistono fra Turchia e UE anche per il ruolo che Ankara svolge nel controllo dei flussi migratori diretti verso l’Europa rappresentano un altro elemento critico e concorrono in modo importante a perpetuare la situazione di sostanziale stallo che ha caratterizzato le scorse settimane.
Lingua originale | English |
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Titolo della pubblicazione ospite | Osservatorio Strategico [CeMiSS] - 2019/05 |
Pagine | 8-12 |
Numero di pagine | 5 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2019 |
Keywords
- US Middle Eastern Politics