Abstract
[Ita:]Nello scenario delle interazioni fra gruppi culturali diversi, la relazione fra gruppi religiosi e secolari ha ricevuto nel dibattito recente un’attenzione particolare. L’interazione civile dei cittadini religiosi con i loro pari dentro e fuori le istituzioni democratiche è diventato gradualmente un problema filosofico a se stante, dominato da due modelli etici di riferimento: (i) il modello rawlsiano della subordinazione, per il quale le ragioni religiose non hanno un ruolo di giustificazione valido all’interno del dibattito pubblico, ma possono essere temporaneamente accettate in un ruolo subordinato alle ragioni non-religiose e (ii) il modello habermasiano della traduzione, per il quale le ragioni religiose hanno un ruolo di giustificazione valido all’interno del dibattito pubblico, ma solo attraversando un processo di traduzione in forma secolare. A partire da alcune osservazioni di Maeve Cooke, suggerisco che sia possibile derivare un terzo modello di interazione trasformativa fra cittadini religiosi e non religiosi di carattere più apertamente interculturale. Secondo questo (iii) modello dell'apertura, le ragioni religiose hanno un ruolo di giustificazione valido all’interno del dibattito pubblico, in quanto a partire dall’interazione fra i cittadini possono rendere percepibili delle ragioni morali prima sconosciute anche a coloro che non condividono quell’appartenenza religiosa. Analogamente, le ragioni non religiose possono rendere percepibili ai cittadini religiosi delle ragioni morali prima sconosciute. In questo modello, la trasformazione avviene per un insieme di fattori anche non argomentativi che mettono in questione la natura “chiusa” ed esaustiva dell’insieme delle proprie credenze. Si mostra infine come l’applicazione del modello (iii) al campo dell’educazione interculturale ha almeno tre importanti implicazioni sul piano delle pratiche: la possibilità di pianificare interventi incentrati su esperienze di interazione interculturale trasformativa anche senza adottare una forte premessa teleologica; la valorizzazione degli elementi non-argomentativi all’interno delle pratiche educative; una concezione della scuola non come spazio di uguaglianza tramite la messa tra parentesi delle differenze, ma come luogo di eguale riconoscimento nell’interazione fra le differenze.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Subordination, translation, openness: ethical models of intercultural civil interaction |
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Lingua originale | Italian |
Titolo della pubblicazione ospite | Culture vive. Saggi di filosofia e pedagogia delle relazioni interculturali |
Editor | A Granata, G. Lingua, P Monti |
Pagine | 83-96 |
Numero di pagine | 14 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2019 |
Pubblicato esternamente | Sì |
Keywords
- Education
- Educazione
- Etica pubblica
- Interculturalism
- Interculturalismo
- John Rawls
- Jürgen Habermas
- Maeve Cooke
- Multiculturalism
- Multiculturalismo
- Public Ethics