Su follia e libertà del volere. La “disputa Howitz” nella Danimarca del primo Ottocento

Ingrid Marina Basso*

*Autore corrispondente per questo lavoro

Risultato della ricerca: Contributo in libroPrefazione / postfazione / breve introduzione

Abstract

[Ita:]L’imputabilità dei criminali “folli” è, in Europa, nelle prime decadi dell’Ottocento, un problema ancora aperto. Sebbene sul versante giudiziario faccia scuola il Code pénal napoleonico del 1810, resta tuttavia ancora da tracciare una vera e propria demarcazione epistemologica del campo di indagine. Il trattato del 1824 del giovane medico legale danese Frantz Gotthard Howitz (1789-1826) Su follia e imputabilità cerca di rispondere a questi interrogativi da un punto di vista medico, giuridico e, soprattutto, filosofico. In opposizione alla dottrina kantiana della libertà, Howitz è convinto, sulla scorta degli empiristi inglesi, che la disposizione razionale dell’uomo che ha, al suo opposto, la degenerazione nella follia, consiste in una capacitas motivorum, che non ha un particolare legame con la sfera morale, dipendendo piuttosto dalla costituzione fisiologica dell’individuo. Il trattato di Howitz darà adito alla più accesa e prolungata diatriba nella storia della filosofia in Danimarca, la cosiddetta Howitzfejde, i cui echi, grazie alla voce di Kierkegaard, sembrano essere passati anche nel dibattito epistemologico dei maggiori esponenti della corrente fenomenologico-esistenziale.
Titolo tradotto del contributo[Autom. eng. transl.] On madness and freedom of will. The "Howitz dispute" in Denmark in the early nineteenth century
Lingua originaleItalian
Titolo della pubblicazione ospiteSu follia e imputabilità
EditorI. Basso
Pagine13-62
Numero di pagine50
Stato di pubblicazionePubblicato - 2017

Keywords

  • esistenza
  • follia
  • imputabilità
  • libertà
  • volontà

Fingerprint

Entra nei temi di ricerca di 'Su follia e libertà del volere. La “disputa Howitz” nella Danimarca del primo Ottocento'. Insieme formano una fingerprint unica.

Cita questo