Abstract
[Ita:]L’incontro interculturale suppone, da un lato, di riconoscere le resistenze esistenti nel considerare valori diversi da quelli della propria cultura di appartenenza e, dall’altro di gestirle ed oltrepassarle.
Credo che l’ambito della mediazione culturale debba aprirsi però alla comunità nel suo complesso e non limitarsi ad agire solo in situazioni di emergenza, totalmente affidato a figure professionali, preziose, ma decisamente troppo “deboli” all’interno delle professioni del sociale.
La prospettiva comunitaria potrebbe consentire di fare uscire questo intervento da una condizione di marginalità, legato a problematiche più o meno connesse con la salute e l’istruzione e aprirsi ai temi della convivenza civile, nei quartieri, nelle città, dove sono presenti gruppi sociali minoritari che esprimono differenti configurazioni etico-religiose e diversi modelli di vita.
Portare in salvo l’appartenenza nella differenza potrebbe essere la mission autentica degli inter-venti di mediazione nella comunità in ambito interculturale, ma questo significa apprendere a farsi carico della cura dei legami sociali in una prospettiva di reciprocità.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] When to mediate is to indicate the common good. |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 108-110 |
Numero di pagine | 3 |
Rivista | OASIS |
Volume | 2007 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2007 |
Keywords
- Mediare