Abstract
[Ita:]Non è affatto facile pensare la misericordia. Ebraismo, cristianesimo e islam riconoscono in essa un attributo di Dio, il misericordioso per eccellenza, al quale il credente è chiamato a conformarsi: la misericordia è dunque al cuore delle tre religioni abramitiche. Eppure essa è pressoché assente nel lessico filosofico dell’Occidente, che pure alla teologia e ai testi sacri di quelle religioni tanto deve.
Sarebbe certo interessante comprendere le ragioni di questa assenza. Non è andata così per altre categorie della tradizione teologica: è certamente il caso della speranza, virtù teologale per eccellenza, entrata – sebbene in versione secolarizzata – nel lessico della modernità filosofica e politica con Hobbes e Spinoza, fino a divenire “principio” con Bloch.
Avanzo un’ipotesi, che certo richiederebbe ben altri approfondimenti e ulteriori fondazioni storiografiche, ma che non è forse troppo azzardata: se i filosofi hanno tradizionalmente considerato la misericordia come estranea al loro dominio di competenza, è perché essa non è appunto facilmente dominabile. Perlomeno non lo è nel quadro di alcune alternative del pensiero divenute canoniche: alternative che la misericordia supera e frantuma. Si tratta delle alternative proprie a un dualismo che – da Platone in avanti – ha segnato il pensiero occidentale. Mi soffermo brevemente su alcune di esse: l’alternativa tra interiorità ed esteriorità, tra immanenza e trascendenza, tra necessità e possibilità (tra passato e futuro), tra politico e impolitico (tra pubblico e privato).
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Think about mercy |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 7-10 |
Numero di pagine | 4 |
Rivista | ENDOXA |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2016 |
Pubblicato esternamente | Sì |
Keywords
- Mercy