Abstract
[Ita:]Il testo evidenzia i rischi di una rappresentazione della violenza conforme agli stereotipi e alle semplificazioni degli orientamenti securitari, che in "Arancia meccanica" si rivela priva di attenzione sia ai fattori di corresponsabilità sociale che favoriscono la crimina-lità, sia alle esigenze della prevenzione primaria: con esiti di facile supporto agli indirizzi neo-retributivi emergenti a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Può nondimenoconstatarsi fortemente rimarcato, nell’opera di Stanley Kubrick, come la contrapposi-zione di violenza a violenza crei un circolo vizioso che rende impossibile il superamento della medesima: una contrapposizione che si concretizza nel bizzarro programma di rie-ducazione coercitiva al quale il protagonista del film accetta di sottoporsi e la cui stri-dente incompatibilità con l’autonomia di ciascun individuo umano costituisce il fulcro dell’intera opera cinematografica. Nelle note che seguono si sottolinea che il suddetto programma non delinea in alcun modo un’immagine corretta della finalità rieducativa, la quale implica non già l’annullamento, bensì la promozione della libertà individuale. E altresì che la natura vincolante dei provvedimenti penali non ne comporta, al contrario di quanto tradizionalmente asserito, contenuti intrinseci di violenza (l’intimidazione violenta non ha mai contribuito a ridurre il male, ma ha largamente costituito, semmai, fattore cui s’è fatto ricorso per indurre ad agire secondo il male).
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] PUNISHMENT AND FREEDOM. ON THE REPRESENTATION OF VIOLENCE IN STANLEY KUBRICK'S A CLOCKWORK ORANGE |
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Lingua originale | Italian |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2024 |
Keywords
- Punishment – Re-education and freedom – ‘Nonviolent’ sanctions – General reintegrative prevention
- Pena – Rieducazione e libertà– Sanzioni ‘non violente’ – Prevenzione generale reintegratrice