Abstract
[Ita:]L’articolo analizza la sentenza Dorobantu del 15 ottobre 2019 con cui la Grande Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea è tornata a pronunciarsi sul delicato tema della non eseguibilità del mandato di arresto europeo, quando le condizioni di detenzione del destinatario del provvedimento possono determinare un trattamento inumano o degradante. Il caso, nato da un rinvio pregiudiziale del Tribunale superiore di Amburgo, sollecitato a sua volta da un’ordinanza della Corte costituzionale federale tedesca, offre diversi punti di riflessione. Innanzitutto, la Corte ha chiarito alcuni aspetti del test Aranyosi e Căldărarurelativi in particolare allo spazio personale disponibile in una cella collettiva ed al rapporto di fiducia tra l’autorità giudiziaria di esecuzione e quelle di emissione. In secondo luogo, il caso permette di riflettere sul rapporto tra giurisdizioni – CCFT, Corte EDU e Corte di giustizia – in relazione alla protezione dei diritti fondamentali.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] New developments for the Aranyosi and Căldăraru test and the relationship between jurisdictions: the Dorobantu case |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 107-121 |
Numero di pagine | 15 |
Rivista | EUROJUS |
Volume | 2020 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2020 |
Keywords
- condizioni di detenzione
- european arrest warrant
- mandato d'arresto europeo
- mutual recognition
- mutuo riconoscimento