Abstract
[Ita:]Di fronte alle crisi globali, alla sfida imposta dalla Brexit, alla guerra in corso in Ucraina, alla difficile gestione dell’emergenza profughi, la necessità di dare forma all’unità europea nella diversità non è mai stata più urgente. E la “questione della lingua”, anzi “delle lingue”, da sempre al centro del dibattito legato alle politiche di allargamento, torna ad emergere in tutta la sua complessità. Perché l’Unione è anzitutto una “comunità di diritto” che poggia sul pilastro fondamentale della lingua (e della traduzione) nonché sulla piena parità di valore e trattamento fra le lingue ufficiali di tutti i Paesi membri.
Eppure la gestione del multilinguismo, inteso non solo come valore identitario da tutelare (art. 3 TUE, par. 3), ma anche come principio organizzativo indispensabile per garantire il funzionamento delle istituzioni europee “in più lingue", non è affatto priva di contraddizioni. Il “modello di lingue di riferimento per l’Unione Europea” proposto da Claus e Karin Luttermann (autorevoli studiosi, rispettivamente, di diritto commerciale internazionale e di giurilinguistica) non solo prospetta una possibile soluzione pragmatica al problema della gestione del multilinguismo all’interno delle istituzioni comunitarie all’indomani della Brexit, ma si colloca chiaramente nell’orizzonte di quelle misure finalizzate a “promuovere la comprensione culturale e linguistica fra i cittadini dell’Unione”, come già auspicato nell’art. 61 del progetto di Trattato con cui nel 1984 il Parlamento europeo istituiva l’Unione stessa.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Multilingualism and a system of reference languages for the European Union |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 482-497 |
Numero di pagine | 16 |
Rivista | HUMANITAS |
Volume | 77 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2022 |
Keywords
- Mehrsprachigkeit, Sprachensystem der Europäischen Union, Rechtslinguistik
- multilinguismo, politica linguistica Unione Europea, linguistica giuridica