Menomazioni gravi della salute: “diritto di vivere” o “diritto di morire”? Questioni aperte circa le dichiarazioni di rifiuto delle terapie

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Abstract

[Ita:]Viene proposta, in primo luogo, una riflessione relativa ai criteri cui l’attività medica deve rispondere in quanto attività non meramente contrattuale e al facile configurarsi del c.d. diritto di morire, per i soggetti affetti da menomazioni gravi non pienamente reversibili della salute, come pressione a liberare il contesto prossimale e sociale dagli oneri connessi alla garanzia del “diritto di vivere”. Su questa base, si considera il ruolo del consenso informato e si evidenziano i rischi di una concezione che renda puramente esecutiva l’attività del medico dinnanzi a richieste formali di interruzione delle terapie o a dichiarazioni anticipate di trattamento. Si analizzano il ruolo, nella sua integralità, dell’art. 32 Cost. e gli elementi rilevanti ai fini del giudizio di proporzionalità delle terapie. È rimarcata l’importanza della medicina palliativa. Si sottolinea, infine, l’esigenza che non siano favorite condotte di c.d. medicina difensiva.
Titolo tradotto del contributo[Autom. eng. transl.] Serious health impairments: "right to live" or "right to die"? Open questions about the statements of refusal of therapies
Lingua originaleItalian
pagine (da-a)483-493
Numero di pagine11
RivistaRIVISTA ITALIANA DI MEDICINA LEGALE
VolumeXXXVI
Stato di pubblicazionePubblicato - 2014

Keywords

  • consenso nell'attività medica
  • dichiarazioni anticipate di trattamento
  • proporzionalità delle terapie
  • rapporto tra medico e paziente
  • rifiuto delle terapie

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