Mediawar, la rappresentazione mediale della tecnologia nel conflitto come dimensione identitaria in prospettiva media-educativa

Paolo Raviolo*, Stefano Pasta*

*Autore corrispondente per questo lavoro

Risultato della ricerca: Contributo in libroContributo a convegno

Abstract

[Ita:]Nel suo editoriale sull’edizione speciale della rivista EAS “La guerra in classe” Pier Cesare Rivoltella richiama l’importanza di raccontare la guerra ai bambini e ai ragazzi nelle scuole. Raccontare la guerra in classe per non lasciare il racconto solo allo spazio mediale ma provare a stimolare un approccio critico alle notizie e alle immagini, per non lasciare che il conflitto diventi solo un altro elemento di flusso e di semplificazione. Raccogliendo questo stimolo, ci si è interrogati su un aspetto della rappresentazione mediale del conflitto che emerge sempre più nello scenario mediale contemporaneo, la dimensione del digitale. La narrazione del conflitto, infatti, si dipana in quella che David Bolter ha definito la Plenitude Digitale, in cui tutto sembra disintermediarsi e porsi sullo stesso piano senza più distinzione tra vero e verosimile, canone alto e basso, competente e non competente. In questo scenario ci interroga la rappresentazione mediatica della tecnologia nel conflitto, una rappresentazione che seppur partita dalle analisi militari delle forze in gioco, tende a costruire una nuova categorizzazione, forse l’unica possibilità di rappresentare il diverso nella Plenitude bolteriana, l’appartenenza o l’esclusione dal mondo della tecnologia digitale e delle reti. Il noi contro loro diventa un’assiologia non solo del bene contro il male, ma del bene digitale contro il male analogico e obsoleto. Manuel Castells, nel suo lavoro di analisi dell’avvento del tempo del digitale, rileva come l’incapacità strutturale del sistema sovietico di adeguarsi alla flessibilità e alla rapidità del digitale fu una delle cause del declino e, alla fine, del crollo dell’URSS; questa dimensione sembra riproposta ora come una chiave di narrazione del conflitto. Nella rappresentazione mediale della guerra in Ucraina siamo rapidamente passati dalla narrazione degli “attacchi hacker” russi al racconto di un’armata di stampo “sovietico”, composta da mezzi degli anni ‘70, coinvolta in una guerra che “sembra la seconda guerra mondiale”, “indietro sulla tecnologia”, una “Russia che vuole lasciare Internet”, contrastata da una resistenza Ucraina che è passata della bombe molotov e dai Kalashnikov in mano ai civili alle armi ibridate con la tecnologia digitale come i droni, i missili Javelin, la “sorveglianza digitale del campo di battaglia”, il “riconoscimento facciale dei nemici”. Si può leggere in questo senso anche la decisione di Meta, società per eccellenza simbolo del “web moderno”, di schierarsi a favore dell’Ucraina, sospendendo le policy sull’hate speech e fornendo opportunità tecnologiche per gli ucraini. Allo stesso modo si è schierato attivamente contro la Russia il movimento di Anonymous, unendo dalla stessa parte – quella della tecnologia digitale – i simboli per eccellenza dei colossi del Web e dell’hacktivismo digitale, spesso posizionati su fronti opposti. Va ricordato che in Italia, pur con talune eccezioni sovraesposte, l’invasione russa è accompagnata da un generale sostegno mediatico, politico e culturale agli ucraini da un punto di vista morale, di solidarietà umana e anche militare; in campo italiano una situazione simile si era avuta durante la guerra in Kosovo (1999) e l’intervento della Nato. Nella ricerca proposta di seguito abbiamo concentrato l’attenzione sulla rappresentazione della tecnologia utilizzata dalle parti in conflitto per verificare l’ipotesi che la narrazione emergente sia quella di una contrapposizione tra una parte “buona”, che vive assieme a “noi” nel mondo digitale contemporaneo, e una parte “cattiva”, che viene dal passato analogico sovietico e che non appartiene, più, al nostro mondo. Occorre interrogarsi sulla validità di tale rappresentazione. La ricerca si compone di due fasi: la prima è p
Titolo tradotto del contributo[Autom. eng. transl.] Mediawar, the media representation of technology in conflict as an identity dimension in a media-educational perspective
Lingua originaleItalian
Titolo della pubblicazione ospiteConvegno Sirem 2022. Apprendere con le tecnologie tra presenza e distanza. Book of Abstracts
Pagine33-36
Numero di pagine4
Stato di pubblicazionePubblicato - 2022
EventoConvegno SIREM 2022 “Apprendere con le tecnologie tra presenza e distanza” - Roma, Università Pontificia Salesiana,
Durata: 31 ago 20222 set 2022

Convegno

ConvegnoConvegno SIREM 2022 “Apprendere con le tecnologie tra presenza e distanza”
CittàRoma, Università Pontificia Salesiana,
Periodo31/8/222/9/22

Keywords

  • media education, conflitto, tecnologia, comunicazione

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