Abstract
[Ita:]Nel presente contributo si affronta la questione dell’adeguatezza delle procedure di scavo alla reale situazione della ricerca archeologica sul terreno. Da oltre un trentennio le procedure e le pratiche di cantiere si sono standardizzate, ma un gran numero di scavi restano inediti o pubblicati solo in parte. I metodi hanno a che fare con questo? L’attuale “unanimismo stratigrafico” apparentemente acritico si deve ritenere positivo? Più in generale, i paradigmi e le procedure possono almeno in parte cambiare? Cosa significa qualità: molti riferimenti storici, molti strati, molti cocci, molti gigabyte? Questi ed altri problemi sono in parte considerati discutendo di residui e reperti in fase. Riconoscere nei primi una giacitura alterata, un avvenuto decorso di tempo, l’assenza di una funzione, oltre che possibile è difatti relativamente facile e inevitabilmente rinvia allo studio dei modi di formazione degli strati. Uno studio, quest’ultimo, che si ritiene fondamentale perché è l’unico in grado di evidenziare la diversa affidabilità stratigrafica (e storica) delle associazioni di reperti e matrice consentendo, così, la raccolta non meccanica dei dati, una prima interpretazione sul cantiere di ogni distinta porzione stratigrafica, un più agevole lavoro di edizione dei risultati.
| Titolo tradotto del contributo | The excavation, the residues, the stratigraphic reliability |
|---|---|
| Lingua originale | Italian |
| pagine (da-a) | 51-64 |
| Numero di pagine | 14 |
| Rivista | Facta |
| Numero di pubblicazione | 1 |
| Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2007 |
| Pubblicato esternamente | Sì |
Keywords
- Archeologia
- residui
- scavo
- stratigrafia
- studio materiali