Abstract

[Ita:]La traduzione italiana della denominazione inglese è decisamente semplice, restituendo un facile ricalco come “colture di copertura”. Questa espressione è entrata velocemente in uso nel vocabolario tecnico degli agronomi e dà immediatamente conto della funzione prioritaria che viene attribuita a queste colture, ovvero quella di “coprire” il terreno, evidentemente con scopo di protezione. Con la loro coltivazione, infatti, si ha di mira l’azione positiva che queste colture sviluppano nei confronti del terreno agrario, contrastando i fenomeni erosivi che possono innescarsi su di un suolo nudo sotto l’azione della pioggia e del vento. La categoria funzionale delle “colture di copertura” annovera molte specie agrarie, diverse per famiglia botanica, per periodo di crescita, per modalità di coltivazione, ecc., utilizzate sia in coltura pura, sia in miscuglio. Tuttavia, esse sono accomunate da un aspetto non secondario: sono colture dalle quali non si ricava direttamente un reddito, quanto piuttosto un servizio agrosistemico, vale a dire un beneficio indiretto per la sostenibilità del sistema agrario che di esse si serve. L'articolo riassume i risultati relativi alle sperimentazioni sull'introduzione delle cover crop negli ordinamenti colturali italiani, evidenziandone pregi e difetti.
Titolo tradotto del contributo[Autom. eng. transl.] The cover crops for AgricultureBLUE
Lingua originaleItalian
pagine (da-a)10-12
Numero di pagine3
RivistaTERRA E VITA
Volume52
Stato di pubblicazionePubblicato - 2011

Keywords

  • agricoltura conservativa
  • agricoltura sostenibile
  • conservation agriculture
  • cover crop
  • cover crops
  • no-tillage
  • non lavorazione
  • sustainable agriculture

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