La metafora culinaria come disumanizzazione durante la Seconda Guerra Mondiale: due testi emblematici

Elisa Chiocchetti

Risultato della ricerca: Contributo in libroContributo a convegno

Abstract

[Ita:]Il verbo «divorare», per la sua proprietà semantica, si presta a essere utilizzato in significati metaforici più ampi del semplice «alimentarsi» in grado di veicolare precisi valori o concetti complessi. In particolare, in due testi simbolo dell'esperienza della Seconda Guerra Mondiale - quali Uomini e no di Vittorini e la poesia Il sogno del prigioniero di Montale, contenuta in La bufera e altro - la brutalità della guerra è rappresentata attraverso scelte linguistiche e lessicali tratte dall'ambito gastronomico e il verbo «divorare» diviene una manifestazione di violenza, di distruzione dell'altro da sé, che riporta l'umanità a una sfera bestiale. Dalla violenza disumana dell'omicidio di Giulaj, che muta l'uomo stesso in cibo per animali, ai prigionieri ridotti a un «pâté» di carni: sia in Vittorini che in Montale l'umanità è riqualificata come cibo dalla ferocia nazista, in una ripresa della metafora del cannibalismo che sembra discendere dalla letteratura americana, specie dal modello di Melville.
Titolo tradotto del contributo[Autom. eng. transl.] The culinary metaphor as dehumanization during the Second World War: two emblematic texts
Lingua originaleItalian
Titolo della pubblicazione ospiteLetteratura e Potere/Poteri
Pagine2-10
Numero di pagine9
Stato di pubblicazionePubblicato - 2023
Pubblicato esternamente
EventoLetteratura e Potere/Poteri. Congresso ADI-Associazione degli Italianisti - Catania
Durata: 23 set 202125 set 2021

Convegno

ConvegnoLetteratura e Potere/Poteri. Congresso ADI-Associazione degli Italianisti
CittàCatania
Periodo23/9/2125/9/21

Keywords

  • Cannibalismo
  • Modernità Letteraria

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