Abstract
[Ita:]Il testo riflette circa la finalità, che è propria dello stesso diritto canonico, di «ristabilire la giustizia» in rapporto ad aggressioni ingiuste, muovendo dall’orientamento teologico-morale e magisteriale ormai molto solido che limita l’uso diretto della forza ai soli i casi in cui sussistano i presupposti della legittima difesa. Vengono in particolare approfondite le motivazioni del commiato dal concetto di «guerra giusta»: con riguardo sia a un concetto di giustizia che non può più essere fondato sulla corrispettività dei comportamenti, sia alla necessità di contrastare sul piano preventivo gli interessi egoistici che favoriscono i conflitti armati, sia agli esiti distruttivi del genere umano che la guerra, oggi, può determinare. Nel contempo, si evidenzia come la nozione di legittima difesa rappresenti, comunque, una realtà di giustizia «imperfetta», legata alla presenza del male nella condizione umana, in quanto non consente di «ristabilire la giustizia» anche nei confronti dell’aggressore ucciso: il che rimarca il ruolo cardine dell’impegno volto alla prevenzione dei conflitti. Su questa via, è valorizzata l’idea di «cittadinanza globale», mirante a superare in modo progressivo e pacifico le divisioni fra gli Stati, secondo una prospettiva cui la Chiesa può offrire un contributo specifico nel suo ruolo di unica entità autonoma dagli Stati che abbia respiro effettivamente universale. Ne derivano chance per ripensare l’incidenza del diritto canonico nella cultura giuridica, quale ordinamento tipicamente sovrannazionale.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Self-defense as a test category. End of the notion of just war and open problems |
---|---|
Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 437-452 |
Numero di pagine | 16 |
Rivista | MONITOR ECCLESIASTICUS |
Volume | CXXIX |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2014 |
Keywords
- cittadinanza universale
- guerra
- legittima difesa
- promozione della pace