Abstract
[Ita:]Quando nel marzo 1983 Ronald Reagan annunciò l’avvio della progettazione di uno scudo stellare difensivo in grado di «intercettare e distruggere i missili balistici intercontinentali prima che raggiungano il nostro territorio o quello dei nostri alleati», proclamava di fatto la fine della dottrina della deterrenza e dell’equilibrio del terrore tra Stati Uniti e Unione Sovietica. La Strategic Defense Initiative, o “Guerre Stellari” (come venne poi chiamata), riformulava l’equazione del potere che aveva sorretto per lungo tempo la “grande distensione”. Il progetto fu poi abbandonato con la conclusione della Guerra Fredda. Oltre vent’anni dopo, l’amministrazione Bush jr. lo riesumava, stipulando accordi bilaterali con la Repubblica Ceca e la Polonia per il dispiegamento di radar e missili intercettori. Con l’elezione di Barack Obama, lo scudo missilistico passava da un piano bilaterale a uno multilaterale, coinvolgendo direttamente gli alleati europei e la struttura della Nato. Sia durante gli anni Ottanta che nel Ventunesimo secolo, il Cremlino ha fortemente osteggiato il progetto (euro-)americano. Oggi, come ieri, le rimostranze rimangono immutate: lo scudo vanificherebbe gli armamenti strategici e di teatro russi, alterando drasticamente gli equilibri di potere con l’Occidente.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] The diplomacy of the missile shield: between Washington and Moscow, there is Warsaw |
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Lingua originale | Italian |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2012 |
Keywords
- NATO
- scudo missilistico