Abstract
[Ita:]L’articolo prende spunto dall’analisi del fondo d’archivio di Cornell presso gli Archives of American Art dello Smithsonian. In particolare, le sezioni 3 e 4 (“Diaries” e “Sources”) rivelano l’attività di Cornell come teorico del “piano b”, inteso in più sensi: dal marginale all’obsoleto, dalle storie di persone dimenticate ai ritagli di giornale con testimonianze “alternative” in merito a personaggi più o meno noti, le fonti scritte raccolte da Cornell mostrano la stessa sensibilità per gli aspetti nascosti o eccentrici del reale, per le connessioni casuali e le associazioni automatiche, evidente nei lavori dell’artista americano (con processi che fanno pensare, variabilmente, al celebre passo di Breton sul “mercato delle pulci” e al metodo “paranoico-critico” di Dalì). Se l’attività archivistica di Cornell è nota, maggior attenzione meritano i criteri che sembrano governare la selezione dei materiali e, laddove si sia verificato, il loro utilizzo a fini artistici. Inoltre, il modo di presentare le fonti e le annotazioni rende Cornell un autentico precursore della tendenza che Hal Foster ha definito “Impulso archivistico”, peraltro anticipando la preferenza di alcuni artisti guidati da tale impulso (si pensi ad esempio a Tacita Dean) per le storie secondarie e irrisolte, per le missioni fallite o incompiute, per la vicenda trovata per caso e quasi magicamente liberata dall’irrilevanza alla quale sembrava essere condannata.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Joseph Cornell. The modernity of the marginal |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | N/A-N/A |
Rivista | PIANO B |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2016 |
Keywords
- cornell surrealismo modernismo archivio