Il 'francescanesimo' di madonna Chiara

[Ita:]Il presente contributo intende sottolineare il fondamentale apporto di “madonna Chiara” – come è chiamata dalle consorelle nelle deposizioni a noi giunte attraverso la traduzione volgare degli atti del Processo di canonizzazione – alla conservazione della memoria di Francesco e della prima comunità minoritica. La lunga sopravvivenza di Chiara a Francesco la accreditò come autorevole e forse unica riconosciuta (dopo la deposizione di frate Elia, 1239) testimone della memoria del Santo, come punto di riferimento anche per i socii di Francesco. Perciò l’esperienza di Chiara e delle consorelle di S. Damiano si colloca entro l’ambito del minoritismo, intendendo con questo termine l’originario legame con Francesco e la comunità sorta attorno a lui, soprattutto nella sua componente laicale, che continuò a esistere nell’Ordine anche dopo la deposizione di frate Elia e le forti restrizioni poste all’accettazione di frati laici. Sulla base delle intitulationes riservate a Chiara dalla sede apostolica o da lei stessa usate, si evince la collocazione di Chiara e di S. Damiano entro il non ben definito ambito delle sorores minores, per la prima volta attestate da Giacomo da Vitry nella regione di Perugia nel 1216 e, a partire dal 1241 e fino almeno al 1257 decisamente combattute dalla sede apostolica. Esse furono considerate un pericolo sia per le monache ‘papali’ dell’Ordine di S. Damiano sia per l’Ordine dei frati Minori, preoccupato di non dover estendere l’impegno della cura monialium. L’attenzione si focalizza infine su due termini, particolarmente significativi per verificare l’originalità di Chiara e la sua posizione nei confronti della sede apostolica e dell’Ordine dei frati Minori, del quale ella continuava a ritenersi parte: a) soror-ancilla e b) paupertas (altissima o sanctissima?). L’uso di questi due termini rivela la volontà di Chiara di attuare a pieno la sequela Francisci.