Il consumo senza (più) meraviglia

Stefano Gnasso, Gian Paolo Parenti

Risultato della ricerca: Contributo in rivistaArticolo in rivista

Abstract

[Ita:]Per i critici del consumismo, l’aspetto deteriore della società dei consumi continua a situarsi nello spreco (si compra troppo e lo si scarta rapidamente, senza averlo debitamente impiegato) e nella scarsa utilità della maggior parte delle cose che si comprano. L’affermazione di un consumo senza più il senso del limite –secondo queste critiche- rallenta o annichilisce del tutto le possibilità di sviluppo dei 4/5 del mondo e, volatilizzando irresponsabilmente le risorse planetarie, pone una grave ipoteca sulla qualità della vita delle generazioni future. Dal punto di vista simbolico, però, il fatto di consumare azzerando i limiti comporta un pericolo molto forte anche per quel quinto di umanità che “spreca risorse in cose inutili”. I limiti, infatti, sono parte integrante di ogni ritualità; anzi, il rito è propriamente un processo codificato e condiviso –perciò anche “controllato”- di superamento dei limiti. Smarrendo la propria natura rituale, il consumo senza il senso del limite diventa un consumo senza senso, tout court.
Titolo tradotto del contributo[Autom. eng. transl.] Consumption without (more) wonder
Lingua originaleItalian
pagine (da-a)32-37
Numero di pagine6
RivistaKos
Stato di pubblicazionePubblicato - 2005
Pubblicato esternamente

Keywords

  • consumi
  • identità

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