TY - JOUR
T1 - [Health Technology Assessment of the Probiotic Cleaning Hygiene System (PCHS)]
AU - Calabro', Giovanna Elisa
AU - Caselli, Elisabetta
AU - Rognoni, Carla
AU - Laurenti, Patrizia
AU - Moscato, Umberto
AU - Di Pietro, Maria Luisa
AU - Gualano, Maria Rosaria
AU - Cascini, Fidelia
AU - D'Ambrosio, Floriana
AU - D'Ambrosio, Floriana
AU - Pattavina, Fabio
AU - Vincenti, Sara
AU - Maida, Ada
AU - Mancini, Rossella
AU - Martinelli, Silvia
AU - Amantea, Carlotta
AU - Corona, Valerio Flavio
AU - Daniele, Alessandra
AU - Paladini, Andrea
AU - Rossi, Maria Francesca
AU - La Gatta, Emanuele
AU - Petrella, Luigi
AU - Puleo, Valeria
AU - Tarricone, Rosanna
AU - Ricciardi, Walter
PY - 2022
Y1 - 2022
N2 - [Ita:]Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) e la resistenza
agli antibiotici (Antimicrobial Resistance, AMR) rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria, con un
impatto rilevante in termini clinici, sociali ed economici [1].
L’utilizzo eccessivo e inappropriato di farmaci antimicrobici è uno dei principali fattori di insorgenza della
resistenza agli antibiotici nei patogeni umani, a causa di
mutazioni o scambi genetici che ne facilitano la sopravvivenza. Gli effetti della resistenza, ovvero l’incapacità
di un antibiotico, somministrato alle dosi terapeutiche,
di ridurre la sopravvivenza o inibire la replicazione di
un batterio patogeno, comportano gravi rischi di salute
pubblica a livello globale, con aumento di mortalità per
infezioni e ingenti costi sanitari e sociali. L’antibioticoresistenza è un fenomeno multifattoriale e multisettoriale, contro il quale interventi singoli e sporadici mostrano un impatto limitato [1, 2]. Una delle più importanti
conseguenze derivanti da tale fenomeno è rappresentata
dalle ICA che, assenti al momento del ricovero, si manifestano in un individuo durante la degenza in ospedale
o in un qualsiasi contesto assistenziale, con una sempre
più crescente selezione di ceppi di patogeni Multi-Drug
Resistant (MDR).
A livello europeo, ogni anno, le ICA colpiscono circa 4
milioni di pazienti e sono causa di oltre 37.000 decessi, di cui solo 10.000 in Italia. I costi per la gestione di
queste infezioni, inoltre, superano il miliardo di €/anno,
con un impatto economico notevole anche in termini di
prolungamento dei tempi di degenza e maggior impiego
di antibiotici. I dati provenienti dagli ospedali italiani
mostrano un’incidenza di ICA del 5 ± 10%, con un tasso
di mortalità fino al 20 ± 30% [1-6].
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico (OCSE) ha inoltre stimato che, tra il 2015 e
il 2050, circa 2.4 milioni di persone potrebbero morire in
Europa, Nord America e Australia a causa di infezioni da
superbatteri, con la perdita di circa 1.75 milioni di anni
di vita aggiustati per la disabilità (disability-adjusted life
years, DALYs). Solo in Italia, sempre il modello OCSE
stima 500.000 vite e 31.100 DALYs persi a causa delle
resistenze microbiche [3-6].
Ancor di più negli ultimi anni, pertanto, la lotta alla
resistenza antimicrobica e alle ICA è al centro dell’attenzione delle principali istituzioni internazionali, quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la
Commissione Europea, il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie Infettive (European Center for Disease Prevention and Control, ECDC) che, in sinergia
con autorità competenti e stakeholder internazionali, si
propongono di coordinare e rafforzare tutte le azioni di
contrasto dei rischi che hanno origine dall’interfaccia tra
ambiente, animali e uomo, riconoscendo l’importanza di
un approccio ‘One Health’ [7].
AB - [Ita:]Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) e la resistenza
agli antibiotici (Antimicrobial Resistance, AMR) rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria, con un
impatto rilevante in termini clinici, sociali ed economici [1].
L’utilizzo eccessivo e inappropriato di farmaci antimicrobici è uno dei principali fattori di insorgenza della
resistenza agli antibiotici nei patogeni umani, a causa di
mutazioni o scambi genetici che ne facilitano la sopravvivenza. Gli effetti della resistenza, ovvero l’incapacità
di un antibiotico, somministrato alle dosi terapeutiche,
di ridurre la sopravvivenza o inibire la replicazione di
un batterio patogeno, comportano gravi rischi di salute
pubblica a livello globale, con aumento di mortalità per
infezioni e ingenti costi sanitari e sociali. L’antibioticoresistenza è un fenomeno multifattoriale e multisettoriale, contro il quale interventi singoli e sporadici mostrano un impatto limitato [1, 2]. Una delle più importanti
conseguenze derivanti da tale fenomeno è rappresentata
dalle ICA che, assenti al momento del ricovero, si manifestano in un individuo durante la degenza in ospedale
o in un qualsiasi contesto assistenziale, con una sempre
più crescente selezione di ceppi di patogeni Multi-Drug
Resistant (MDR).
A livello europeo, ogni anno, le ICA colpiscono circa 4
milioni di pazienti e sono causa di oltre 37.000 decessi, di cui solo 10.000 in Italia. I costi per la gestione di
queste infezioni, inoltre, superano il miliardo di €/anno,
con un impatto economico notevole anche in termini di
prolungamento dei tempi di degenza e maggior impiego
di antibiotici. I dati provenienti dagli ospedali italiani
mostrano un’incidenza di ICA del 5 ± 10%, con un tasso
di mortalità fino al 20 ± 30% [1-6].
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico (OCSE) ha inoltre stimato che, tra il 2015 e
il 2050, circa 2.4 milioni di persone potrebbero morire in
Europa, Nord America e Australia a causa di infezioni da
superbatteri, con la perdita di circa 1.75 milioni di anni
di vita aggiustati per la disabilità (disability-adjusted life
years, DALYs). Solo in Italia, sempre il modello OCSE
stima 500.000 vite e 31.100 DALYs persi a causa delle
resistenze microbiche [3-6].
Ancor di più negli ultimi anni, pertanto, la lotta alla
resistenza antimicrobica e alle ICA è al centro dell’attenzione delle principali istituzioni internazionali, quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la
Commissione Europea, il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie Infettive (European Center for Disease Prevention and Control, ECDC) che, in sinergia
con autorità competenti e stakeholder internazionali, si
propongono di coordinare e rafforzare tutte le azioni di
contrasto dei rischi che hanno origine dall’interfaccia tra
ambiente, animali e uomo, riconoscendo l’importanza di
un approccio ‘One Health’ [7].
KW - PCHS, HTA, ICA
KW - PCHS, HTA, ICA
UR - http://hdl.handle.net/10807/229247
U2 - 10.15167/2421-4248/jpmh2022.63.3s1
DO - 10.15167/2421-4248/jpmh2022.63.3s1
M3 - Articolo in rivista
SN - 2421-4248
VL - 63
SP - E1-E123
JO - JOURNAL OF PREVENTIVE MEDICINE AND HYGIENE
JF - JOURNAL OF PREVENTIVE MEDICINE AND HYGIENE
ER -