TY - CHAP
T1 - Distanza sociale e xenofobia: uno studio comparativo tra locale e globale
AU - Colombo, Maddalena
AU - Lanzetti, Clemente
AU - Tacchi, Enrico Maria
AU - Besozzi, Elena
AU - Santagati, Mariagrazia
PY - 2013
Y1 - 2013
N2 - [Ita:]Il saggio presenta una elaborazione specifica, promossa dal Comitato direttivo del CIRMiB sui dati di una indagine europea EVS – European Values Survey (dati raccolti nel 2008/09) in 48 paesi (tra cui l’Italia), che ha misurato l’Indice di distanza sociale e l’Indice di Xenofobia. I dati confermano che l’Italia non risulta interessata da fenomeni acuti di razzismo e xenofobia, per lo meno in confronto ad altri Paesi dell’area europea ed extraeuropea. Ma la distanza sociale e la xenofobia aumentano significativamente in quella parte di società che è collocata nelle regioni del Centro e del Nord-Est, in centri di piccole dimensioni (sotto i 20mila abitanti) dove è più forte il “campanilismo” che si associa a “paura dell’altro”. Vi è poi una relazione statistica tra gli atteggiamenti di diffidenza e i bassi livelli di istruzione e l’età più avanzata. Sono infine più distanti e più xenofobi quei cittadini che si collocano politicamente a destra, rispetto a chi vota formazioni di sinistra, e coloro che si mostrano più scettici verso l’Europa (non si fidano delle istituzioni europee e non sono d’accordo con il progressivo allargamento).
Il dato più interessante che emerge dalla ricerca CIRMiB è che esiste una relazione statistica tra il fatto di dichiararsi credenti praticanti (Indice di religiosità ecclesiale), conformi ai precetti religiosi (Indice di conformità religiosa-etica ecclesiale) e gli atteggiamenti di distanza sociale e xenofobia: viene smentita l’idea corrente che chi pratica la religione e frequenta ambienti sociali di chiesa sia più aperto nei confronti degli stranieri, in quanto oggetti di attenzione caritatevole. La spiegazione fornita è che l’appartenenza a una comunità religiosa connota un gruppo di cittadini che hanno in comune tre caratteri spesso associati tra loro: età anziana (oltre i 66 anni si accresce la probabilità di essere xenofobi), basso livello di istruzione e elevata conformità ai precetti religiosi. La spiegazione che si può avanzare è che la traduzione dei messaggi della Chiesa da parte dei suoi fedeli, che avviene attraverso i sacerdoti impegnati sul territorio, non arriva ad intaccare un sentimento di paura che è molto più profondo, una domanda implicita di sicurezza.
AB - [Ita:]Il saggio presenta una elaborazione specifica, promossa dal Comitato direttivo del CIRMiB sui dati di una indagine europea EVS – European Values Survey (dati raccolti nel 2008/09) in 48 paesi (tra cui l’Italia), che ha misurato l’Indice di distanza sociale e l’Indice di Xenofobia. I dati confermano che l’Italia non risulta interessata da fenomeni acuti di razzismo e xenofobia, per lo meno in confronto ad altri Paesi dell’area europea ed extraeuropea. Ma la distanza sociale e la xenofobia aumentano significativamente in quella parte di società che è collocata nelle regioni del Centro e del Nord-Est, in centri di piccole dimensioni (sotto i 20mila abitanti) dove è più forte il “campanilismo” che si associa a “paura dell’altro”. Vi è poi una relazione statistica tra gli atteggiamenti di diffidenza e i bassi livelli di istruzione e l’età più avanzata. Sono infine più distanti e più xenofobi quei cittadini che si collocano politicamente a destra, rispetto a chi vota formazioni di sinistra, e coloro che si mostrano più scettici verso l’Europa (non si fidano delle istituzioni europee e non sono d’accordo con il progressivo allargamento).
Il dato più interessante che emerge dalla ricerca CIRMiB è che esiste una relazione statistica tra il fatto di dichiararsi credenti praticanti (Indice di religiosità ecclesiale), conformi ai precetti religiosi (Indice di conformità religiosa-etica ecclesiale) e gli atteggiamenti di distanza sociale e xenofobia: viene smentita l’idea corrente che chi pratica la religione e frequenta ambienti sociali di chiesa sia più aperto nei confronti degli stranieri, in quanto oggetti di attenzione caritatevole. La spiegazione fornita è che l’appartenenza a una comunità religiosa connota un gruppo di cittadini che hanno in comune tre caratteri spesso associati tra loro: età anziana (oltre i 66 anni si accresce la probabilità di essere xenofobi), basso livello di istruzione e elevata conformità ai precetti religiosi. La spiegazione che si può avanzare è che la traduzione dei messaggi della Chiesa da parte dei suoi fedeli, che avviene attraverso i sacerdoti impegnati sul territorio, non arriva ad intaccare un sentimento di paura che è molto più profondo, una domanda implicita di sicurezza.
KW - confronti internazionali
KW - european values survey
KW - indice di conformità religiosa
KW - indice di distanza sociale
KW - indice di xenofobia
KW - international comparisons
KW - religious confformity index
KW - social distance index
KW - sociologia delle migrazioni
KW - sociology of migration
KW - xenophobia index
KW - confronti internazionali
KW - european values survey
KW - indice di conformità religiosa
KW - indice di distanza sociale
KW - indice di xenofobia
KW - international comparisons
KW - religious confformity index
KW - social distance index
KW - sociologia delle migrazioni
KW - sociology of migration
KW - xenophobia index
UR - http://hdl.handle.net/10807/48163
M3 - Chapter
SN - 9788834325575
T3 - annuario cirmib
SP - 73
EP - 121
BT - Immigrazione e contesti locali. Annuario Cirmib 2013
A2 - COLOMBO, MADDALENA
ER -