Abstract
[Ita:]Storicamente il community social work (il Lavoro sociale di comunità) è il famoso
terzo filone del mestiere degli operatori sociali, quello che si propone di affrontare
situazioni di disagio sociale «all’ingrosso», per così dire. Le fragilità sono viste in capo
a comunità intere, da intendersi sia come territori specifici (comunità locali: quartieri,
paesi, piccole città), sia come ideali connessioni tra preoccupati «di qualche cosa»
(comunità d’interesse) (Mayo, 2002). Non parliamo perciò di interventi «uno a uno» su
singoli issues (lavoro di caso – casework), né di interventi chiusi entro i confini di piccoli
gruppi (lavoro di gruppo – groupwork). Ci riferiamo ad azioni professionali di seconda
istanza, vale a dire ad azioni lievitanti, che si prefiggono di smuovere a loro volta un’azione
sociale sottostante di portata collettiva. In realtà vediamo un’articolazione del
processo in almeno tre gradi: a) il darsi da fare indiretto di un esperto facilitatore o guida
relazionale che catalizza e/o sostiene; b) il darsi da fare diretto di una certa «pluralità»
di appartenenti a una data comunità (un gruppo-guida o una cabina di regia, ecc.)
che c) aiutano una pluralità ancora più ampia di concittadini ad attivarsi per risolvere
problemi comuni, così che poi a cascata possano ricevere benefici potenziali tutti
quanti indistintamente, vale a dire la comunità intera, anche quelle componenti che
(inevitabilmente) non hanno potuto o voluto coinvolgersi (Folgheraiter, 2011; 2016).
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] What really is the social work community. The relational perspective. |
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Lingua originale | Italian |
pagine (da-a) | 7-13 |
Numero di pagine | 7 |
Rivista | LAVORO SOCIALE |
Volume | Vol. 18 |
DOI | |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2018 |
Keywords
- Community problem solving
- Community social services planning
- Lavoro sociale di comunità
- Sviluppo di comunità