Abstract
[Ita:]Unico paese dell’Africa subsahariana a caratterizzarsi, oltre che per un’indipendenza a lungo difesa, anche per le sue radici cristiane non d’importazione europea, l’Etiopia aveva trovato la sua stabilità nella formula dello Stato confessionale, legittimato dalla Chiesa etiopica, diretta filiazione di quella copta egiziana. Il saggio analizza la parabola etiopica durante l’ultimo lungo regno di Hailé Selassié, ponendo in luce i problemi coabitativi generati dalla frammentazione etnico-religiosa e le contraddizioni scaturite da una concezione statuale, il cui carattere confessionale era destinato a scontrarsi con le trasformazioni sociali e politiche del ‘900, con le spinte secessioniste e le nuove istanze laiciste diffuse nel paese. I tentativi riformatori, avviati da Hailé Selassié sin dagli anni ’20, ed i successi internazionali raggiunti negli anni ’60 con la leadership panafricanista non riuscirono a compensare gli elementi di crisi interna – innanzitutto economica, ma anche religiosa e politica – e finirono per infrangersi contro la volontà di conservare il tradizionale fondamento cristiano-amhara dell’edificio imperiale e dell’autorità sovrana. D’altro lato, l’incapacità dei nuovi movimenti di opposizione di trasformarsi in organizzazioni partitiche, e quindi di avviare lotte rivendicative sul piano politico, lasciarono all’esercito il ruolo di arbitro della crisi: il colpo di Stato del 1974 segnò l’epilogo definitivo di uno Stato che per secoli, in Africa, aveva fondato l’indipendenza e la stabilità sull’identità etnico-religiosa, fattore che risultò fatale nel mutare del contesto sociale e politico.
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Church and state in contemporary Ethiopia |
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Lingua originale | Italian |
Titolo della pubblicazione ospite | Etiopia.Un cristianesimo africano |
Editor | PAOLO BORRUSO |
Pagine | 85-104 |
Numero di pagine | 20 |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2011 |
Keywords
- Africa
- Cristianesimo
- Etiopia