Abstract
[Ita:]La dipendenza dell'Italia dai combustibili fossili, unita alla scelta consolidata di rinunciare all’utilizzo del nucleare nel campo della generazione energetica, rende il paese altamente vulnerabile a qualsiasi carenza interessi i settori del petrolio e del gas e/o a un aumento anomalo dei prezzi internazionali. L’alto grado di concentrazione dei fornitori in entrambi i settori, unito alla mancanza, di fatto, di una produzione nazionale concorre ad aumentare la vulnerabilità italiana, e nonostante i recenti spostamenti nel mix energetico, la dipendenza del paese dai mercati internazionali appare destinata a rimanere un tratto strutturale anche nel prossimo futuro. Gli sforzi compiuti per superare questo stato di cose si sono espressi in una strategia di 'à totu azimut', volta a (i) differenziare i mercati di approvvigionamento, (ii) rafforzare i legami commerciali già esistenti con i partner tradizionali e (iii) mettere a valore le riserve ancora inutilizzate, soprattutto nelle regioni meridionali e in Sicilia. Il Medio Oriente e il Nord Africa rimangono referenti fondamentali, ma l'Italia è anche coinvolta anche nel Mediterraneo orientale, nello sviluppo di percorsi alternativi per bypassare la congestionata stretta del Bosforo. Da questo punto di vista, le infrastrutture svolgono un ruolo essenziale nella strategia di sicurezza energetica italiana. L'apertura di nuovi collegamenti tra il Mar Nero, l’Europa orientale e il Mediterraneo, accrescendo il peso delle forniture provenienti dall'Asia centrale e dal Caucaso, potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza del paese dai suoi fornitori tradizionali. Inoltre, l'apertura di questi collegamenti, unita a un potenziamento del settore dell’LNG, rafforzerebbero le credenziali dell'Italia come hub energetico del Mediterraneo centrale e la sua posizione complessiva nell'industria europea del petrolio e del gas. Un altro pilastro di questa strategia è lo sviluppo di legami più forti con la Russia, ad esempio attraverso l'accordo strategico firmato fra ENI e Gazprom nel novembre 2006, l'acquisizione di Yukos da parte del consorzio Enineftegas (60% ENI; 40% Enel) nell'aprile 2007 e la firma, nel giugno 2007, del memorandum d'intesa tra ENI e Gazprom per la costruzione e la gestione del collegamento 'South Stream'. Tuttavia, questa strategia deve affrontare una forte concorrenza internazionale. UE e Stati Uniti hanno espresso i loro timori circa le implicazioni politiche del progetto South Stream, che – secondo i suoi critici – renderebbe la Russia l'attore dominante sul mercato del gas europeo. I rapporti difficili della Turchia con UE sono un altro elemento da considerare. In questa prospettiva e nonostante le incertezze che circondano i programmi EU INOGATE e TRACECA, un itinerario interamente europeo, che raggiunga Vienna e/o la costa adriatica attraverso i Balcani orientali e occidentali, sembra godere di maggiore favore rispetto a uno in gran parte anatolico, gravitante sul Mediterraneo sud-orientale e che rafforzerebbe il potere contrattuale di Ankara. Considerazioni politiche ed economiche, sia a livello nazionale sia internazionale, si confondono, quindi, nel definire l’effettiva sostenibilità della strategia energetica italiana. Senza dimenticare il ruolo che la crescente domanda di energia dell'Asia giocherà in futuro, e gli effetti che potrà avere sulle scelte commerciali delle ex repubbliche sovietiche e dei paesi del Golfo.
Lingua originale | English |
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Titolo della pubblicazione ospite | Energy Security. Visions from Asia and Europe |
Editor | ANTONIO MARQUINA BARRIO |
Pagine | 84-100 |
Numero di pagine | 17 |
DOI | |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2008 |
Keywords
- ENI - Ente Nazionale Idrocarburi
- Energia, infrastrutture di trasporto
- Energy, transport infrastructures
- Human security
- Italia, relazioni internazionali in campo energetico
- Italy, energy security
- Italy, international relations in the energy sector
- Sicurezza energetica italiana