Abstract
[Ita:]Le malattie correlate all’asbesto sono, ancora oggi, un importante problema di Sanità Pubblica. Tutti i tipi di
asbesto causano tumore al polmone, mesotelioma, cancro della laringe e dell’ovaio, asbestosi (fibrosi del polmone)
e pleuropatie, oltre a varie patologie ad essi correlati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
ha stimato, nel 2004, che circa 107 mila persone muoiono globalmente ogni anno per mesotelioma, tumore del
polmone ed asbestosi a seguito di esposizione occupazionale all’amianto, con un impatto in termini di anni di
vita aggiustati per disabilità (Disability-Adjusted Life Years-DALYs) di oltre 1,5 milioni. A questi numeri vanno
aggiunte le diverse migliaia di decessi attribuite alle altre malattie asbesto-relate, anche non legate all’esposizione
occupazionale. Per una stima complessiva, un recente lavoro che ha analizzato, a livello globale, tutte
le cause di morte per mesotelioma ed asbestosi riportate all’OMS dal 1994 al 2010, oltre 128 mila persone sono
morte per mesotelioma e circa 14.000 per asbestosi, con una perdita di potenziali anni di vita (Potential Years
of Life Lost-PILL) di 2,18 milioni per il mesotelioma e 180 mila anni per l’asbestosi ovvero, rispettivamente,
17 e 13 potenziali anni di vita per deceduto. Sebbene il consumo di asbesto sia globalmente in riduzione, il contrario
potrebbe essere affermato per alcuni Paesi in via di sviluppo dove, non solo il consumo, ma potenzialmente
anche l’esposizione, sembrano rimanere alti: secondo l’OMS, circa 125 milioni di persone nel mondo
sono attualmente esposte ad amianto nei luoghi di lavoro. D’altra parte, diversi Paesi europei, così come il
Giappone, stanno registrando ancora un aumento nel tasso d’incidenza del mesotelioma, mentre questo ha raggiunto
il picco negli Stati Uniti ed in Svezia. Ciò è fondamentalmente ascrivibile al grande tempo di latenza
esistente tra l’esposizione ed il manifestarsi delle patologie correlate all’asbesto che, a fronte della riduzione
dell’esposizione, non comporta parimenti una riduzione dell’incidenza delle patologie.
L’Italia è sempre stata uno dei Paesi più coinvolti, a vario titolo, nel fenomeno amianto: infatti, è stata fino alla
fine degli anni Ottanta uno dei maggiori Paesi produttori ed importatori di amianto grezzo (oltre 3,5 milioni di
tonnellate prodotte ed oltre 1,9 milioni di tonnellate importate dal secondo dopoguerra al bando) e, a partire dal
bando con l’emanazione della Legge n. 257 del 1992 (divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione,
produzione di amianto e di prodotti che lo contengono), la normativa italiana in tema di
amianto è riconosciuta tra le più avanzate in Europa e nel mondo.
Considerando l’uso intenso del materiale dal secondo dopoguerra nei settori della produzione industriale di
manufatti in cemento-amianto, di manufatti tessili contenenti amianto, della cantieristica navale, della riparazione
e demolizione di rotabili ferroviari e dell’edilizia, l’esposizione, professionale e non, è stata notevole e
sono, tutt’oggi, presenti sul territorio nazionale, anche se non completamente conosciuti e mappati, diversi
milioni di tonnellate di materiali compatti contenenti tale sostanza e molte tonnellate di amianto friabile in
numerosi siti contaminati, di tipo industriale e non, tanto pubblici quanto privati, in parte identificati come “Siti
di Interesse Nazionale” (SIN).
Nell’archivio del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, i cui dati sono aggiornati a dicembre del 2011, sono stati
registrati 15.845 casi di mesotelioma maligno diagnosticati in Italia dal 1993 al 2008: la malattia, che viene
diagnosticata in media a 69,2 anni, insorge nel 93% dei casi a carico della pleura e riguarda, nel 71,6% dei casi,
il genere maschile. Dal Quaderno sulla Salute del Ministero della Salute sull’amianto, è possibile trarre molte
delle informaz
Titolo tradotto del contributo | [Autom. eng. transl.] Insights - Health Report 2013 - Asbestos |
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Lingua originale | Italian |
Stato di pubblicazione | Pubblicato - 2014 |
Keywords
- amianto