TY - JOUR
T1 - La Biochimica urinaria del feto ottenuta con cistocentesi: utilità clinica nelle gravi uropatie fetali
AU - Rossi, Cristina
AU - Pellegrino, Marcella
AU - Noia, Giuseppe
AU - Masini, Lucia
AU - Manzoni, Carlo
AU - Giona, A
AU - Facente, A
AU - Caruso, Alessandro
AU - Zuppi, Cecilia
AU - Calla', Cinzia Anna Maria
PY - 2012
Y1 - 2012
N2 - [Ita:]Introduzione: La gestione delle uropatie ostruttive in fase
prenatale non può prescindere dalla diagnostica invasiva
e non. L’approccio diagnostico invasivo più frequente è
la cistocentesi ecoguidata, con prelievo di urina fetale
nel punto di transfissione. La biochimica urinaria fetale
è determinante nella scelta dell’approccio invasivo più
appropriato.Scopo del lavoro è stato dimostrare che
cistocentesi ripetute (2 casi) possono essere diagnostiche
e terapeutiche, determinando miglioramenti pressori nel
detrusore vescicale fetale, contribuendo al buon esito
perinatale.
Materiali e metodi: Prima paziente: 26a settimana con
diagnosi di massa fetale addominale sin (sospetto rene
displasico multicistico). Seconda paziente: 14a settimana
con diagnosi di megavescica fetale. In entrambe sono
state effettuate 7 cistocentesi ecoguidate. Sui campioni
di urina fetale sono stati dosati: elettroliti, creatinina,
microalbuminuria ed osmolalità (C 311 Roche, BNII
Siemens, Osmometro AI).
Risultati: I parametri di funzionalità renale, nel primo
caso, sono risultati sempre elevati indice di una
funzionalità compromessa. A 4 giorni di vita, il bambino
è stato sottoposto a nefroureterectomia sn, con diagnosi
definitiva di forma segmentale di displasia renale. La
cistouretrografia effettuata a 3 mesi di vita ha evidenziato:
parenchima renale dx sano, con funzionalità renale nella
norma. Nel secondo caso i test biochimici sull’urina
fetale hanno evidenziato una normale funzionalità del
parenchima renale pur in presenza di megavescica
(sindrome di Prune-Belly), confermata postnatalmente.
Alla nascita le condizioni generali sono risultate discrete
con parametri biochimici e ecografia dell’apparato urinario
nella norma.
Conclusioni: L’uso delle tecniche invasive ecoguidate
ha permesso di considerare il feto come "paziente"
e l’approccio invasivo può essere effettuato con un
rapporto rischio-beneficio basso.Le indagini biochimiche
nei distretti indagati hanno permesso di monitorare
l’evoluzione della patologia, conducendo le gravidanze
fino alla 37°e 38° settimana, rispettivamente, con un
intervento appropriato e senza accanimento terapeutico.
I test biochimici sono stati di grande supporto per la
formulazione della diagnosi confermata alla nascita dei
bambini e per detendere la distensione della megavescica
fetale.
AB - [Ita:]Introduzione: La gestione delle uropatie ostruttive in fase
prenatale non può prescindere dalla diagnostica invasiva
e non. L’approccio diagnostico invasivo più frequente è
la cistocentesi ecoguidata, con prelievo di urina fetale
nel punto di transfissione. La biochimica urinaria fetale
è determinante nella scelta dell’approccio invasivo più
appropriato.Scopo del lavoro è stato dimostrare che
cistocentesi ripetute (2 casi) possono essere diagnostiche
e terapeutiche, determinando miglioramenti pressori nel
detrusore vescicale fetale, contribuendo al buon esito
perinatale.
Materiali e metodi: Prima paziente: 26a settimana con
diagnosi di massa fetale addominale sin (sospetto rene
displasico multicistico). Seconda paziente: 14a settimana
con diagnosi di megavescica fetale. In entrambe sono
state effettuate 7 cistocentesi ecoguidate. Sui campioni
di urina fetale sono stati dosati: elettroliti, creatinina,
microalbuminuria ed osmolalità (C 311 Roche, BNII
Siemens, Osmometro AI).
Risultati: I parametri di funzionalità renale, nel primo
caso, sono risultati sempre elevati indice di una
funzionalità compromessa. A 4 giorni di vita, il bambino
è stato sottoposto a nefroureterectomia sn, con diagnosi
definitiva di forma segmentale di displasia renale. La
cistouretrografia effettuata a 3 mesi di vita ha evidenziato:
parenchima renale dx sano, con funzionalità renale nella
norma. Nel secondo caso i test biochimici sull’urina
fetale hanno evidenziato una normale funzionalità del
parenchima renale pur in presenza di megavescica
(sindrome di Prune-Belly), confermata postnatalmente.
Alla nascita le condizioni generali sono risultate discrete
con parametri biochimici e ecografia dell’apparato urinario
nella norma.
Conclusioni: L’uso delle tecniche invasive ecoguidate
ha permesso di considerare il feto come "paziente"
e l’approccio invasivo può essere effettuato con un
rapporto rischio-beneficio basso.Le indagini biochimiche
nei distretti indagati hanno permesso di monitorare
l’evoluzione della patologia, conducendo le gravidanze
fino alla 37°e 38° settimana, rispettivamente, con un
intervento appropriato e senza accanimento terapeutico.
I test biochimici sono stati di grande supporto per la
formulazione della diagnosi confermata alla nascita dei
bambini e per detendere la distensione della megavescica
fetale.
KW - cistocentesi
KW - feto
KW - cistocentesi
KW - feto
UR - http://hdl.handle.net/10807/62153
M3 - Contributo a convegno
SN - 0393-0564
SP - 584
EP - 584
JO - Biochimica Clinica
JF - Biochimica Clinica
T2 - 44° Congresso Nazionale Sibioc
Y2 - 5 November 2012 through 7 November 2012
ER -