TY - JOUR
T1 - [From bolts to the re-writing of infrasound]
AU - Magnavita, Nicola
PY - 2011
Y1 - 2011
N2 - [Ita:]I più longevi ricorderanno forse, con una punta di nostalgia
come si conviene per tutte le cose sulle quali si è deposta
la polvere del tempo, la perplessità che ci coglieva
quando, da studenti o neospecialisti in medicina del lavoro,
scorrendo la tabella delle malattie professionali, alla voce
“rumore”, ci si imbatteva in una lavorazione alquanto improbabile,
la “ribattitura dei bulloni”. In quegli anni di Prima
Repubblica, la fiducia nella legge era tanta, che nessuno
pensava ad un refuso, ribattitura per ribaditura. L’idea che
sulla Gazzetta Ufficiale e, di conseguenza, sulla prevenzione,
fosse piombato un errore, appariva blasfema.Ma perché
mai, ci si chiedeva, questi benedetti operai si mettono a ribattere
i bulloni? Non gli basta tutto il rumore industriale
che c’è? (e allora ce ne era molto!).Mah, valli a capire!
Altri tempi! Ma non così lontani dalla logica che sempre
ha affidato, nel nostro paese, la redazione di norme cogenti
in tema di salute e sicurezza sul lavoro a commissioni composte
da membri che non appartengono all’accademia, né
alla pratica della sorveglianza, e neppure alla vigilanza, ma
sono sufficientemente introdotti in quello strano mondo
delle Commissioni Permanenti.
Dopo quei mitici bulloni, infiniti sono stati gli esempi di
questa bizzarra legislazione, che non origina dai problemi
reali del mondo del lavoro, né tanto meno dalla ricerca
scientifica, ma da sorgenti inattingibili ai più e del tutto
misteriose.
Un esempio è la raccolta dei dati ex Art.40 del D.Lgs
81/08, della quale ci siamo già occupati in passato (3) per
segnalare le incongruenze del procedimento proposto dalla
Commissione (2) ed invocare una attenta e approfondita riflessione.
Dopo che tutti i medici competenti sono stati
sottoposti nel marzo 2009 ad una frenetica quanto inutile
raccolta di dati, sotto la fantasmagorica minaccia di una
sanzione amministrativa di €10.500,00 ed utilizzando un
bislacco modello che avrebbe reso del tutto inutilizzabili i
dati forniti, come in effetti è stato.
Da quella infruttuosa esperienza sono passati due anni.
Molte cose sono cambiate. Nel mondo, i popoli hanno sostenuto
una delle più gravi crisi economiche che si ricordino,
la prima di portata globale. Ma nulla ha toccato gli imperturbabili
membri della Commissione, che ripropongono oggi
un modello che del precedente conserva tutti i difetti (4).
I lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria sono suddivisi
in venti categorie, fin qui niente di male. Ma quale
sarà stato il criterio che ha ispirato la scelta di queste venti
categorie, visto che esse non corrispondono né a leggi specifiche,
né a precise definizioni?
Osserviamo che tutti i lavoratori esposti alle diverse migliaia
di agenti chimici pericolosi presenti nei luoghi di lavoro
dovranno essere classificati in un’unica casella. Al contrario,
per gli agenti fisici è previsto un elevato dettaglio.
Gli anonimi autori dello strumento di rilevazione chiedono
di indicare, distinguendoli per sesso, il numero di lavoratori
esposti a campi elettromagnetici, a radiazioni ultraviolette
naturali (a quelle artificiali evidentemente ci si può esporre
senza rischi), a radiazioni ottiche artificiali, a vibrazioni
mano braccio e corpo intero, a sovraccarico biomeccanico
arti superiori, a movimentazione manuale carichi, a rumore,
a ultrasuoni, a infrasuoni. Gli infrasuoni! Quanti saranno i
lavoratori italiani sottoposti a sorveglianza per il rischio
professionale da infrasuoni? Quindici? Venticinque? E
quanti di questi sono maschi, e quante femmine? Per rispondere
a questo interessante quesito forse sarebbe bastato
consultare i dati che tutti noi medici competenti abbiamo
fornito due anni fa. Ma nel caso qualcuno avesse cambiato
nel frattempo profilo di rischio o occupazione, eccoci tutti
pronti di nuovo ad un nuovo censimento.
Peccato solo che gli autori della scheda abbiano dimenticato,
tra
AB - [Ita:]I più longevi ricorderanno forse, con una punta di nostalgia
come si conviene per tutte le cose sulle quali si è deposta
la polvere del tempo, la perplessità che ci coglieva
quando, da studenti o neospecialisti in medicina del lavoro,
scorrendo la tabella delle malattie professionali, alla voce
“rumore”, ci si imbatteva in una lavorazione alquanto improbabile,
la “ribattitura dei bulloni”. In quegli anni di Prima
Repubblica, la fiducia nella legge era tanta, che nessuno
pensava ad un refuso, ribattitura per ribaditura. L’idea che
sulla Gazzetta Ufficiale e, di conseguenza, sulla prevenzione,
fosse piombato un errore, appariva blasfema.Ma perché
mai, ci si chiedeva, questi benedetti operai si mettono a ribattere
i bulloni? Non gli basta tutto il rumore industriale
che c’è? (e allora ce ne era molto!).Mah, valli a capire!
Altri tempi! Ma non così lontani dalla logica che sempre
ha affidato, nel nostro paese, la redazione di norme cogenti
in tema di salute e sicurezza sul lavoro a commissioni composte
da membri che non appartengono all’accademia, né
alla pratica della sorveglianza, e neppure alla vigilanza, ma
sono sufficientemente introdotti in quello strano mondo
delle Commissioni Permanenti.
Dopo quei mitici bulloni, infiniti sono stati gli esempi di
questa bizzarra legislazione, che non origina dai problemi
reali del mondo del lavoro, né tanto meno dalla ricerca
scientifica, ma da sorgenti inattingibili ai più e del tutto
misteriose.
Un esempio è la raccolta dei dati ex Art.40 del D.Lgs
81/08, della quale ci siamo già occupati in passato (3) per
segnalare le incongruenze del procedimento proposto dalla
Commissione (2) ed invocare una attenta e approfondita riflessione.
Dopo che tutti i medici competenti sono stati
sottoposti nel marzo 2009 ad una frenetica quanto inutile
raccolta di dati, sotto la fantasmagorica minaccia di una
sanzione amministrativa di €10.500,00 ed utilizzando un
bislacco modello che avrebbe reso del tutto inutilizzabili i
dati forniti, come in effetti è stato.
Da quella infruttuosa esperienza sono passati due anni.
Molte cose sono cambiate. Nel mondo, i popoli hanno sostenuto
una delle più gravi crisi economiche che si ricordino,
la prima di portata globale. Ma nulla ha toccato gli imperturbabili
membri della Commissione, che ripropongono oggi
un modello che del precedente conserva tutti i difetti (4).
I lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria sono suddivisi
in venti categorie, fin qui niente di male. Ma quale
sarà stato il criterio che ha ispirato la scelta di queste venti
categorie, visto che esse non corrispondono né a leggi specifiche,
né a precise definizioni?
Osserviamo che tutti i lavoratori esposti alle diverse migliaia
di agenti chimici pericolosi presenti nei luoghi di lavoro
dovranno essere classificati in un’unica casella. Al contrario,
per gli agenti fisici è previsto un elevato dettaglio.
Gli anonimi autori dello strumento di rilevazione chiedono
di indicare, distinguendoli per sesso, il numero di lavoratori
esposti a campi elettromagnetici, a radiazioni ultraviolette
naturali (a quelle artificiali evidentemente ci si può esporre
senza rischi), a radiazioni ottiche artificiali, a vibrazioni
mano braccio e corpo intero, a sovraccarico biomeccanico
arti superiori, a movimentazione manuale carichi, a rumore,
a ultrasuoni, a infrasuoni. Gli infrasuoni! Quanti saranno i
lavoratori italiani sottoposti a sorveglianza per il rischio
professionale da infrasuoni? Quindici? Venticinque? E
quanti di questi sono maschi, e quante femmine? Per rispondere
a questo interessante quesito forse sarebbe bastato
consultare i dati che tutti noi medici competenti abbiamo
fornito due anni fa. Ma nel caso qualcuno avesse cambiato
nel frattempo profilo di rischio o occupazione, eccoci tutti
pronti di nuovo ad un nuovo censimento.
Peccato solo che gli autori della scheda abbiano dimenticato,
tra
KW - Humans
KW - Industry
KW - Italy
KW - Law
KW - Medical surveillance
KW - Occupational Diseases
KW - Risk Assessment
KW - Risk Factors
KW - Safety Management
KW - Workplace
KW - Humans
KW - Industry
KW - Italy
KW - Law
KW - Medical surveillance
KW - Occupational Diseases
KW - Risk Assessment
KW - Risk Factors
KW - Safety Management
KW - Workplace
UR - http://hdl.handle.net/10807/5968
M3 - Articolo in rivista
SN - 0025-7818
VL - 102
SP - 216
EP - 217
JO - LA MEDICINA DEL LAVORO
JF - LA MEDICINA DEL LAVORO
ER -