Dio e il male. Con (e oltre) Ricoeur dalla teodicea alla "ragione integrale"

Mauro Cinquetti

Dio e il male. Con (e oltre) Ricoeur dalla teodicea alla "ragione integrale"

Translated title of the contribution: [Autom. eng. transl.] God and evil. With (and beyond) Ricoeur from theodicy to "integral reason"

Mauro Cinquetti

Research output: Chapter in Book/Report/Conference proceeding › Chapter

Abstract

[Autom. eng. transl.] According to Ricoeur, evil is not a problem that "faces" and must be solved, but rather a "challenge" that questions and involves. It is therefore not a question of finding solutions, but of trying to find answers. The rereading of some passages from the biblical book of Job allows us to enter into this dynamic and to reach a stage of thought in which, in the face of tragedy, it is still possible to philosophize, overcoming the metaphysical categories of theodicy (the "friends of Job") and arriving at a thought characterized by the decentralization of the narcissistic Cogito, by the narrative identity of a wounded self that agrees to its limit, by the role of creativity as a resource to open up new possibilities of thought. Job thus passes from a knowledge "by hearsay" to "seeing God". It is within these perspectives that the tragic, gratuitous faith that lives on the unverifiable is placed. Metaphysical religion must give way to a faith that goes beyond the ethical / retributive vision of evil, embraces the active consent of Christ, reaches a wisdom rooted in the symbolic figure of the suffering servant who offers his life before it is taken from him. In seeking to respond to the challenge of evil and God, the horizon opens up in broader terms and involves the statute of rationality. Since God is not just an idea, but challenges life, it is a question of putting in place a "thinking otherwise" that brings together thinking, acting and feeling, overcoming the rigidity of positivistic and formal thought, to arrive at an open rationality and integral that is not reduced to a purely theoretical-speculative level, but embraces the totality of the human in dialectical tension. Here the Kantian refusal of theodicy is combined with the opening beyond the "Euclidean thought" advanced by Dostoevsky and with the "hermeneutics of myth" of Pareyson, reader of Schelling. The scandal of evil in front of God can thus become not an invitation to think less (or to think of something else), but "a provocation to think more, even to think otherwise".

Translated title of the contribution	[Autom. eng. transl.] God and evil. With (and beyond) Ricoeur from theodicy to "integral reason"
Original language	Italian
Title of host publication	Teologia dell'esperienza
Editors	D Bertini, G Salmeri, P Trianni
Pages	297-323
Number of pages	27
Publication status	Published - 2010
Externally published	Yes

Keywords

Dio
Evil
God
Ricoeur
male
teodicea

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T1 - Dio e il male. Con (e oltre) Ricoeur dalla teodicea alla "ragione integrale"

AU - Cinquetti, Mauro

PY - 2010

Y1 - 2010

N2 - [Ita:]Secondo Ricoeur il male non è un problema che “sta di fronte” e va risolto, bensì una “sfida” che interpella e coinvolge. Non si tratta dunque di trovare soluzioni, ma di tentare delle risposte. La rilettura di alcuni passaggi del libro biblico di Giobbe consente di entrare in questa dinamica e di pervenire a uno stadio di pensiero in cui di fronte alla tragedia diventa possibile ancora filosofare, superando le categorie metafisiche della teodicea (gli “amici di Giobbe”) e arrivando a un pensiero caratterizzato dal decentramento del Cogito narcisista, dall’identità narrativa di un sé ferito che acconsente al proprio limite, dal ruolo della creatività come risorsa per aprire nuove possibilità di pensiero. Giobbe passa così da una conoscenza «per sentito dire» al «vedere Dio». È all’interno di queste prospettiva che si colloca la fede tragica, gratuita che vive dell’inverificabile. La religione metafisica deve cedere il passo a una fede che supera la visione etica/retributiva del male, abbraccia il consenso attivo di Cristo, perviene a una saggezza radicata nella figura simbolica del servo sofferente che offre la vita prima che gli sia tolta. Cercando così di rispondere alla sfida del male e di Dio l’orizzonte si apre in termini più ampi e coinvolge lo statuto della razionalità. Poiché Dio non è solo un’idea, ma interpella la vita, si tratta di mettere in campo un “pensare altrimenti” che metta in sinergia pensare, agire e sentire, superi le rigidità del pensiero positivistico e formale, per approdare a una razionalità aperta e integrale che non si riduca al piano puramente teoretico-speculativo, ma abbracci in tensione dialettica la globalità dell’umano. Qui il rifiuto kantiano della teodicea si coniuga con l’apertura oltre il «pensiero euclideo» avanzata da Dostoevskij e con l’«ermeneutica del mito» di Pareyson lettore di Schelling. Lo scandalo del male di fronte a Dio può diventare così non l’invito a pensare meno (o a pensare ad altro), ma «una provocazione a pensare di più, addirittura a pensare altrimenti».

AB - [Ita:]Secondo Ricoeur il male non è un problema che “sta di fronte” e va risolto, bensì una “sfida” che interpella e coinvolge. Non si tratta dunque di trovare soluzioni, ma di tentare delle risposte. La rilettura di alcuni passaggi del libro biblico di Giobbe consente di entrare in questa dinamica e di pervenire a uno stadio di pensiero in cui di fronte alla tragedia diventa possibile ancora filosofare, superando le categorie metafisiche della teodicea (gli “amici di Giobbe”) e arrivando a un pensiero caratterizzato dal decentramento del Cogito narcisista, dall’identità narrativa di un sé ferito che acconsente al proprio limite, dal ruolo della creatività come risorsa per aprire nuove possibilità di pensiero. Giobbe passa così da una conoscenza «per sentito dire» al «vedere Dio». È all’interno di queste prospettiva che si colloca la fede tragica, gratuita che vive dell’inverificabile. La religione metafisica deve cedere il passo a una fede che supera la visione etica/retributiva del male, abbraccia il consenso attivo di Cristo, perviene a una saggezza radicata nella figura simbolica del servo sofferente che offre la vita prima che gli sia tolta. Cercando così di rispondere alla sfida del male e di Dio l’orizzonte si apre in termini più ampi e coinvolge lo statuto della razionalità. Poiché Dio non è solo un’idea, ma interpella la vita, si tratta di mettere in campo un “pensare altrimenti” che metta in sinergia pensare, agire e sentire, superi le rigidità del pensiero positivistico e formale, per approdare a una razionalità aperta e integrale che non si riduca al piano puramente teoretico-speculativo, ma abbracci in tensione dialettica la globalità dell’umano. Qui il rifiuto kantiano della teodicea si coniuga con l’apertura oltre il «pensiero euclideo» avanzata da Dostoevskij e con l’«ermeneutica del mito» di Pareyson lettore di Schelling. Lo scandalo del male di fronte a Dio può diventare così non l’invito a pensare meno (o a pensare ad altro), ma «una provocazione a pensare di più, addirittura a pensare altrimenti».

KW - Dio

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KW - God

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KW - Dio

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UR - http://hdl.handle.net/10807/187945

M3 - Chapter

SN - 9788861345478

SP - 297

EP - 323

BT - Teologia dell'esperienza

A2 - Bertini, D

A2 - Salmeri, G

A2 - Trianni, P

ER -

Dio e il male. Con (e oltre) Ricoeur dalla teodicea alla "ragione integrale"

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