TY - JOUR
T1 - ALUNNI ANTICIPATARI E DE-STANDARDIZZAZIONE DEL CICLO SCOLASTICO: UNA NUOVA POLITICA PER L’INFANZIA?
AU - Colombo, Maddalena
PY - 2014
Y1 - 2014
N2 - [Ita:]Con l’applicazione della Legge italiana di riforma della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione n.30 del 2003 vi è la possibilità di iscrivere al primo anno della scuola dell’infanzia e al primo anno della scuola primaria i bambini e le bambine che compiono i tre/sei anni non più entro il 31/12 ma entro il 30 aprile dell’anno di riferimento. La stessa legge prevede inoltre che siano tenuti all’iscrizione alla primaria i bambini che abbiano compiuto i sei anni entro il 31 agosto, lasciando quindi ai genitori la decisione relativa a un eventuale posticipo o anticipo scolastico. Ciò comporta una maggiore eterogeneità di situazioni personali in classe, che viene ulteriormente accresciuta con la costituzione delle “sezioni primavera” (Legge 296/2006) nelle scuole dell’infanzia. In sostanza lo Stato ha liberalizzato i tempi di accesso alla formazione dei bambini, introducendo un’importante innovazione di sistema che ha risvolti organizzativi, pedagogici, psicologici ma anche, anzi soprattutto, sociologici: infatti con la crescita del numero di bambini anticipatari si fa avanti un nuovo modo di pensare al rapporto tra infanzia, scuola e tempi sociali. Con la mediazione del contesto famigliare, vengono meno da quei marcatori socio-temporali che in passato standardizzavano il processo di sviluppo e incanalavano le scelte degli adulti. Attraverso le chiavi interpretative della sociologia dell’educazione e dell’infanzia, in questo contributo mi propongo di descrivere lo scenario attuale di “de-standardizzazione” dell’esperienza scolastica, inteso come esito di un processo di rottura dell’uniformità educativa (dalla visione centralizzata all’autonomia scolastica) che ha radici lontane e che, nel corso degli ultimi anni, ha subito diverse spinte in avanti nella direzione di una sempre maggiore personalizzazione e privatizzazione. Dopo una panoramica storico-sociologica sulla visione uniformante del sistema dell’istruzione (di cui si chiariscono valori di fondo, meccanismi funzionali e si mette a fuoco l’importanza del “tempi di scuola” come forme di controllo sociale), e sulle spinte verso la destrutturazione (da parte delle famiglie, degli enti locali, dei “venti di riforma” istituzionale, ecc.) che hanno attraversato il sistema scolastico italiano, si passa a ricostruire l’impatto che la riforma sull’anticipo/posticipo ha avuto nelle scuole che l’hanno adottata. Si cercherà di inquadrare la consistenza attuale del fenomeno (dati Miur per regione) per capire come agiscono gli stakeholder in tale scenario, grazie a dati qualitativi forniti dallo stesso Miur. Ma oltre la contrapposizione tra i favorevoli (in genere i genitori e i dirigenti) e i contrari (gli insegnanti), c’è da chiedersi cosa comporti il fatto di riconoscere ai bambini, indipendentemente dall’età anagrafica, la maturità per affrontare il compito didattico,e soprattutto chi la può riconoscere, come si valutano le conseguenze di questa nuova esperienza. Quindi il saggio si propone di delineare un punto di vista del bambino sull’anticipare l’ingresso a scuola rispetto alla soglia stabilita come standard, e capire se l’anticipo scolastico può essere considerato come l’affermazione di un fatto originale, il farsi di una cultura dei bambini nell’accesso ai percorsi di sviluppo, in definitiva se prelude a una nuova forma di agency infantile.
AB - [Ita:]Con l’applicazione della Legge italiana di riforma della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione n.30 del 2003 vi è la possibilità di iscrivere al primo anno della scuola dell’infanzia e al primo anno della scuola primaria i bambini e le bambine che compiono i tre/sei anni non più entro il 31/12 ma entro il 30 aprile dell’anno di riferimento. La stessa legge prevede inoltre che siano tenuti all’iscrizione alla primaria i bambini che abbiano compiuto i sei anni entro il 31 agosto, lasciando quindi ai genitori la decisione relativa a un eventuale posticipo o anticipo scolastico. Ciò comporta una maggiore eterogeneità di situazioni personali in classe, che viene ulteriormente accresciuta con la costituzione delle “sezioni primavera” (Legge 296/2006) nelle scuole dell’infanzia. In sostanza lo Stato ha liberalizzato i tempi di accesso alla formazione dei bambini, introducendo un’importante innovazione di sistema che ha risvolti organizzativi, pedagogici, psicologici ma anche, anzi soprattutto, sociologici: infatti con la crescita del numero di bambini anticipatari si fa avanti un nuovo modo di pensare al rapporto tra infanzia, scuola e tempi sociali. Con la mediazione del contesto famigliare, vengono meno da quei marcatori socio-temporali che in passato standardizzavano il processo di sviluppo e incanalavano le scelte degli adulti. Attraverso le chiavi interpretative della sociologia dell’educazione e dell’infanzia, in questo contributo mi propongo di descrivere lo scenario attuale di “de-standardizzazione” dell’esperienza scolastica, inteso come esito di un processo di rottura dell’uniformità educativa (dalla visione centralizzata all’autonomia scolastica) che ha radici lontane e che, nel corso degli ultimi anni, ha subito diverse spinte in avanti nella direzione di una sempre maggiore personalizzazione e privatizzazione. Dopo una panoramica storico-sociologica sulla visione uniformante del sistema dell’istruzione (di cui si chiariscono valori di fondo, meccanismi funzionali e si mette a fuoco l’importanza del “tempi di scuola” come forme di controllo sociale), e sulle spinte verso la destrutturazione (da parte delle famiglie, degli enti locali, dei “venti di riforma” istituzionale, ecc.) che hanno attraversato il sistema scolastico italiano, si passa a ricostruire l’impatto che la riforma sull’anticipo/posticipo ha avuto nelle scuole che l’hanno adottata. Si cercherà di inquadrare la consistenza attuale del fenomeno (dati Miur per regione) per capire come agiscono gli stakeholder in tale scenario, grazie a dati qualitativi forniti dallo stesso Miur. Ma oltre la contrapposizione tra i favorevoli (in genere i genitori e i dirigenti) e i contrari (gli insegnanti), c’è da chiedersi cosa comporti il fatto di riconoscere ai bambini, indipendentemente dall’età anagrafica, la maturità per affrontare il compito didattico,e soprattutto chi la può riconoscere, come si valutano le conseguenze di questa nuova esperienza. Quindi il saggio si propone di delineare un punto di vista del bambino sull’anticipare l’ingresso a scuola rispetto alla soglia stabilita come standard, e capire se l’anticipo scolastico può essere considerato come l’affermazione di un fatto originale, il farsi di una cultura dei bambini nell’accesso ai percorsi di sviluppo, in definitiva se prelude a una nuova forma di agency infantile.
KW - ANTICIPO SCOLASTICO
KW - EARLY SCHOOL ENTRY
KW - EDUCATIONAL WELFARE
KW - INFANT SCHOOL
KW - INFANTHOOD-SOCIETY LINK
KW - INNOVAZIONE SOCIALE
KW - POLITICHE SCOLASTICHE
KW - PRE-PRIMARY SCHOOL
KW - RAPPORTO INFANZIA-SOCIETA'
KW - RAPPORTO SCUOLA-SOCIETA'
KW - SCHOOL-SOCIETY LINK
KW - SCHOOLING POLICY
KW - SCUOLA DELL'INFANZIA
KW - SOCIAL INNOVATION
KW - SOCIOLOGIA DELL'EDUCAZIONE
KW - SOCIOLOGIA DELL'INFANZIA
KW - SOCIOLOGY OF CHILDHOOD
KW - SOCIOLOGY OF EDUCATION
KW - WELFARE EDUCATIVO
KW - ANTICIPO SCOLASTICO
KW - EARLY SCHOOL ENTRY
KW - EDUCATIONAL WELFARE
KW - INFANT SCHOOL
KW - INFANTHOOD-SOCIETY LINK
KW - INNOVAZIONE SOCIALE
KW - POLITICHE SCOLASTICHE
KW - PRE-PRIMARY SCHOOL
KW - RAPPORTO INFANZIA-SOCIETA'
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KW - SCHOOLING POLICY
KW - SCUOLA DELL'INFANZIA
KW - SOCIAL INNOVATION
KW - SOCIOLOGIA DELL'EDUCAZIONE
KW - SOCIOLOGIA DELL'INFANZIA
KW - SOCIOLOGY OF CHILDHOOD
KW - SOCIOLOGY OF EDUCATION
KW - WELFARE EDUCATIVO
UR - http://hdl.handle.net/10807/55200
M3 - Articolo in rivista
SN - 0039-291X
SP - 7
EP - 30
JO - STUDI DI SOCIOLOGIA
JF - STUDI DI SOCIOLOGIA
ER -